Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Quella telefonata per sfuggire ai vigili

vigili

Il capo della Coop chiede l'intervento del presidente del Municipio Calzetta. «All'incontro con la Municipale per il campo rom non ci andare, tutto rinviato»

  • a
  • a
  • a

La «scuderia» di Salvatore Buzzi torna utile anche quando ci sono da evitare i controlli della Polizia locale di Roma Capitale. Basta mettere in pista il «cavallo» giusto per saltare l'ostacolo. Così, quando nel febbraio del 2013 il «dominus» delle cooperative del consorzio Eriches 29 viene convocato dai vigili urbani del XII Municipio per una questione riguardante il campo nomadi di Castel Romano, riesce a far slittare la convocazione a data da destinarsi, «grazie all'interessamento di Angelo Scozzafava (ex dirigente del dipartimento Politiche sociali in Campidoglio, ndr) - spiegano i carabinieri del Ros - presso Pasquale Calzetta, presidente del Municipio competente».   «NON ME NE FREGA UN C...» Ecco la cronistoria. Il 20 febbraio Alessandra Garrone, compagna di Buzzi (finita anche lei in carcere con l'accusa di corruzione aggravata e turbativa d'asta), lo contatta per riferirgli che è stato notificato un invito a presentarsi il 28 febbraio presso gli uffici dei vigili urbani, per rispondere sul posizionamento dei prefabbricati del campo F di Castel Romano, sulla strada che collega Roma a Latina. Buzzi è fuori di sé: «Non me ne frega un cazzo, i vigili urba.. (…) il sindaco di Roma, che forse lo conoscete e non mi rompete i cog…ni a me, gli dirò così». Un'ora dopo il ras delle coop rosse chiede al suo collaboratore Paolo Di Ninno di mandargli «una copia dell'invito - riferiscono nell'informativa gli investigatori - di modo che l'indomani o il giorno dopo si sarebbe recato presso la segreteria del sindaco e da Scozzafava per chiedere loro di contattare i vigili». È lo stesso dirigente del Comune (nella lista degli oltre cento indagati nell'inchiesta Mafia Capitale) a chiamare l'ex presidente del Municipio dell'Eur: «I vigili del XII Municipio hanno mandato una lettera a comparire ai proprietari del campo nomadi di Castel Romano… chi ha costruito il campo F (…) di presentarsi con un avvocato (…) senti che è successo». Calzetta: «Fammi chiamà… sì… li chiamo subito».     «ERICHES MI STA MASSACRANDO» Il 25 febbraio Scozzafava chiama nuovamente il presidente di municipio in quota Pdl, sollecitandolo per un intervento in favore di Buzzi: «Mi stanno massacrando quelli del campo nomadi… l'Eriches, ma hai notizie? I vigili che intenzioni c'hanno?». Calzetta: «Mi ha detto il Comandante (della Polizia municipale, specificano i Ros) che c'avrebbe parlato, però poi non l'ho più risentito, lo chiamo subito e ti richiamo… comunque il Comandante non ne sapeva niente de sta cosa». Dopo pochi minuti Calzetta richiama Scozzafava e lo rassicura: «No, no, quindi tu non andare, lui ha detto: "digli di non andare perché io non c'ho potuto parlare perché questo sta male", quindi mercoledì gli porterà il fascicolo». Scozzafava si fa portavoce e telefona subito a Buzzi per avvisarlo di avere risolto la situazione a suo favore: «All'appuntamento lì coi vigili non ci andare… verso mercoledì, quando finiscono le elezioni, il Comandante ha visto il fascicolo, vuole capire, poi mi chiama lui e mi dice quello che dobbiamo fare». «L'intervento di Scozzafava sul presidente del XII municipio - concludono gli investigatori - procurava l'effetto sperato, considerato che il 28 febbraio Salvatore Buzzi veniva contattato da un non meglio identificato agente del XII gruppo della Polizia municipale che lo informava del rinvio dell'appuntamento a una data da definirsi». Obiettivo raggiunto.   LA TELEFONATA CON IL VICECOMANDANTE Come emerge dall'attività investigativa del pool di magistrati coordinati dal procuratore capo Giuseppe Pignatone, i contatti di Buzzi con i vertici del Corpo dei vigili sono diretti. Dopo l'elezione di Ignazio Marino a sindaco di Roma, gli ospiti del campo nomadi sulla via Pontina, avevano organizzato una serie di proteste, degenerate in atti vandalici. Buzzi è preoccupato per l'area del campo che gestisce la sua società e il 20 giugno 2013, parlando con i suoi collaboratori Piera Chiaravalle e Paolo Caldarelli, riferisce che, nonostante il vice comandante dei vigili Antonio Di Maggio stesse monitorando la situazione, era sua intenzione negoziare con i nomadi perché non distruggessero la struttura o di interessare Luciano Casamonica per affidargli la vigilanza del campo, a fronte di un compenso di mille euro al giorno. A questo proposito i carabinieri del Ros segnalano una conversazione interessante tra Di Maggio e Buzzi. Il 21 luglio i due si sentono al telefono per commentare la notizia di un incendio che avrebbe distrutto il quadro elettrico del campo gestito da Buzzi. Di Maggio gli suggerisce una possibile spiegazione sulla causa del rogo: «Ma non credi che quelli facciano sta cosa per tornare in possesso del campo come era con Luca Odevaine, che vogliono i soldi loro». Buzzi: «Probabilmente, probabilmente è pure un tentativo di tornare a Tor de' Cenci». Il vice capo dei vigili cerca di spiegarsi meglio: «No, che vogliono loro i soldi, capito?» e il suo interlocutore risponde: «Ah, ma quello da mo' che li vogliono…». 

Dai blog