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Mr. Arrogance e i soliti errori

Alessandro Profumo

Luigi Bisignani
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Caro direttore, imponendo «Mr. Arrogance», alias Alessandro Profumo, reduce dai disastri in Unicredit e in Mps, e senza nessuna esperienza industriale, alla guida di Leonardo-Finmeccanica, Renzi dimostra di non aver capito la lezione del referendum. La tornata delle nomine era un'occasione per dar spazio in posti chiave a manager competenti. Anche nella composizione dei vari Cda sotto rinnovo viene premiata la fedeltà al Capo. Per Finmeccanica, dopo Moretti, si va di male in peggio, chiamando un banchiere che nulla sa di aerospaziale e difesa e che forse viene messo lì solo per svendere gli ultimi gioielli che, al contrario, sarebbero utilissimi per la politica estera. All'Eni, con buona pace delle risoluzioni fatte dalla Commissione Industria del Senato sull'onorabilità, resta Descalzi che, dopo aver compromesso il futuro del Cane a sei zampe mettendo sul mercato le scoperte in Egitto e Mozambico, ha infarcito l'Eni di uomini vicini al giglio magico, da Bardazzi a Pistelli, ed in articulo mortis ha pregato il suo principale braccio destro e sinistro, Granata, di vedere come interagire con una società vicina all'onnipresente Marco Carrai. Per non parlare di Poste italiane dove, nel segno del rinnovamento per un'azienda che nel web ha il suo naturale sviluppo, chiama alla presidenza un'arzilla Signora di 76 anni, Bianca Maria Farina, che nella sua vita si è occupata di assicurazioni. È davvero un peccato che il mite Conte Gentiloni si sia prestato ad esaudire questo disegno, arricchendolo della nomina del suo più stretto collaboratore, Luca Bader, nel Cda di Finmeccanica. Con la complicità del remissivo ministro Padoan e di quell'altro ministro, Calenda, capace solo di ululare alla Luna, si conclude per il premier una settimana nera: dopo lo schiaffo della Cgil sull'abolizione dei voucher, si presenterà debolissimo e sotto tutela davanti ai leader europei che sabato arriveranno a Roma per celebrare i 60 anni dei Trattati. Per quell'appuntamento c'è solo da sperare nella mano ferma del Ministro dell'Interno, Minniti, perché eviti che la Capitale venga messa a fuoco e fiamme dai contestatori in arrivo da tutto il Continente. Ma almeno di Minniti ci si può fidare.

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