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La parte oscura di Hollywood tra misteri e delitti

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[...]ai piedi del Mount Lee realizzata nel 1923, il mitico sogno americano di Hollywoodland. Fin d'allora, persone comuni venivano strappate alla miseria e catapultate nel lusso, nel cinismo e nelle perversioni della neonata industria cinematografica. Hollywood non diventa così solo la capitale del cinema, ma anche il luogo ideale dei delitti più misteriosi. A cominciare dal lontano 1932, quando la platinata Jean Harlow rimase coinvolta nella inquietante morte del marito Paul Bern: l'apparente suicidio era stato probabilmente causato dalle continue accuse della moglie. A fare quasi più notizia dei film sono quindi gli scandali che scoppiano puntuali per offrire il ritratto di una Hollywood ricca e spietata, di fronte a un'America che aveva bandito l'alcol e si spaccava la schiena per guadagnare 5 miseri dollari a settimana. L'imperativo morale provò allora a invocare il ritorno alla normalità. Inutile, in un pianeta dove il presidente della MGM contava più del sindaco di Los Angeles. Soprattutto dopo il secondo dopoguerra e fino alla metà degli anni Sessanta, Hollywood si trasformò nel crocevia ideale tra mafia, servizi segreti, politica e grandi magnati. Quella vita dissoluta si rivela una pericolosa droga per tutti coloro che ne vengono contagiati. Un meccanismo senza via di scampo che fa da collante all'attaccamento all'ozio e agli inutili amori raccontati, seppure nella piccola provincia italiana, dai felliniani "Vitelloni". Ma a Hollywood la faccenda diventa più complicata quando fioccano i delitti e le morti misteriose, rimaste tuttora senza soluzione. Furono davvero i barbiturici a uccidere Marilyn Monroe nella sua villa di Brentwood? E cosa accadde a casa di Lana Turner quel maledetto 4 aprile 1958, giorno in cui morì il boss Johnny Stompanato? E che dire della "Dalia Nera", alias Elizabeth Short, o del primo Superman televisivo, interpretato da George Reeves, entrambi scomparsi in circostanze sospette? Ma nulla potrebbe superare l'atrocità dell'assassinio della bellissima ventiseienne texana Sharon Tate, trucidamente massacrata da Charles Manson il 9 agosto 1969, quando era all'ottavo mese di gravidanza e portava in grembo il figlio di Roman Polanski. E ancora, cosa celava la "gioventù bruciata" di James Dean, il set assassino di Brandon Lee (figlio di Bruce), o le follie generate tra le pareti della famiglia Brando? Questi e altri interrogativi si pongono Diego Giuliani e Sabrina Ramacci, autori di "Hollywood Criminale" (Newton Compton Editori, pp. 234, euro 14,90). Un bel libro, sospeso tra cronaca e sogni, pistole e paillettes, che delineano una sorta di noir criminale immerso nel fascino perverso di un mondo che profeticamente George Reeves rievocò in una sola frase: «Vivere a Hollywood può renderti famoso. Morire a Hollywood può trasformarti in una leggenda».

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