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Carlo Delle Piane: «Folgorato da De Sica e attore per la vita»

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Avevo solo dodici anni. Andavo a scuola. Mi chiamarono per una parte in "Cuore" a fianco di un grande maestro come Vittorio De Sica». E da allora? «Da quel momento e per tutti gli anni Cinquanta sono spesso accanto ai più grandi attori italiani. Impersonavo un ragazzetto magro ed impertinente compagno minore di tanti altri ragazzotti». Le piace tanto il cinema? «Il cinema mi piace tantissimo. Mi diverte. Per me è un gioco e soprattutto all'inizio mi ha evitato di andare a scuola. Ancora oggi comprendo la grandezza degli attori con cui ho lavorato. Oggi per me il cinema è un motivo di vita». Da allora ne ha fatta di strada... «Ho iniziato una carriera frenetica. Ho interpretato un film dopo l'altro. Anche ruoli comici per il mio naso prorompente». Ha mai frequentato una scuola di recitazione? «Non ho mai frequentato alcun corso di recitazione. La mia scuola sono stati i cineclub. Ho trascorso moltissime ore nei cineclub dal primo pomeriggio fino a notte inoltrata». E i suoi genitori sono stati sempre d'accordo? «Mia mamma romana, mio papà abruzzese faceva il sarto. All'inizio non avevano capito la mia carriera. Poi si son convinti e sono stati sempre entusiasti». E sono arrivati anche ruoli più impegnativi? «Sì. Ho capito l'importanza della professione di attore e anche l'interpretazione di ruoli più impegnativi. Devo dire grazie a Pupi Avati. È lui che mi ha condotto dal comico al ruolo grottesco. Affidandomi tante parti. Con Pupi Avati è cominciato un lungo e fortunato sodalizio artistico qualche anno fa». Complessi per il suo naso? «No, devo molto proprio al mio naso reso così inconfondibile da una pallonata ricevuta piccolissimo. Ed il mio naso mi ha regalato tante e tante partecipazioni anche in film che hanno avuto successo e di spessore». Ha vinto anche un Leone d'oro? «Sì, a Venezia. Un film stupendo, "Regalo di Natale" di Pupi Avati. Era il 1986. Per tantissimi anni ho lavorato solo e soltanto con Pupi Avati. Poi ho cominciato anche frequentazioni con altri registi. Amo il regista che ti indirizza ma ti lascia in piena libertà. Avati è un regista, ma anche un uomo eccezionale». Le piace la vita? «Sì. Sono un solitario ma ho dei punti di riferimento. La vita va accettata. Bisogna a volte andarle incontro. Non sempre sono stato capace in tal senso. Oggi sto imparando in una età giusta a farlo». Le piace anche cantare? «Lo considero un esperimento oltre che una passione. Più che cantare ho recitato alcuni versi cantando. Ma il mio mestiere è fare l'attore e cercherò di farlo per tanti anni ancora. Il pubblico mi ha dato e mi darà sempre conforto».

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