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Giulio Occhionero e l'ombra della massoneria Il gran maestro Stefano Bisi: "Noi siamo vittime I nomi dei 300 fratelli restino segreti"

Alberto Di Majo
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È sorpreso il gran maestro del Grande Oriente d'Italia, Stefano Bisi. Proprio lui che si oppose alla richiesta della presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi di rendere pubblici gli elenchi degli iscritti alla sua loggia si ritrova ora tra i 338 esponenti della massoneria «controllati» da Giulio Occhionero, arrestato per cyberspionaggio. Sul computer dell'ingegnere nucleare impegnato nei dossieraggi, nella cartella «Bros» (diminutivo dell'inglese «brothers», ossia fratelli), finivano le email hackerate di Bisi e di altri massoni, tra cui, si legge nell'ordinanza di custodia cautelare del giudice, Franco Conforti (presidente del Collegio dei Maestri Venerabili del Lazio), Luigi Sessa (Gran Maestro Onorario Goi), Gianfranco De Santis (ex Primo Gran Sorvegliante Goi), Kristian Cosmi (amico e avvocato di Occhionero e membro della sua loggia), Massimo Manzo (amico di Occhionero e membro della sua loggia), Giacomo Manzo (membro Goi), Antonio Fava (candidato a presidente del collegio delle logge del Lazio) e Gregorio Silvaggio (ufficiale della Guardia di Finanza ed ex presidente del collegio delle logge del Lazio, ora «in sonno»). Del resto lo stesso Occhionero fa parte del Goi. Il gip scrive che l'attività di dossieraggio messa in piedi dall'ingegnere e dalla sorella «risulta essere del tutto coerente» con i suoi «interessi personali così come scaturiscono dal contenuto delle conversazioni oggetto di intercettazione e dall'indubbio legame con gli ambienti della massoneria italiana, in quanto membro della loggia "Paolo Ungari - Nicola Ricciotti Pensiero e Azione" di Roma, della quale in passato ha ricoperto il ruolo di maestro venerabile, parte delle logge di Grande Oriente d'Italia». Un legame, però, che il numero uno dell'organizzazione ridimensiona anche se è molto cauto nel giudicare una vicenda che ancora gli appare per molti versi surreale. In ogni caso non si sottrae alle domande. Gran Maestro Bisi, conosce Giulio Occhionero? «Non ricordo di averci mai parlato e non ho mai saputo cosa facesse». Ma lui fa parte di una loggia del Grande Oriente d'Italia. Giusto? «Sì ma i fratelli sono 23 mila divisi in 850 logge. Non posso mica frequentarli tutti. E comunque la sua loggia non l'ho mai visitata». Come ha saputo la notizia del suo arresto? «Mi ha chiamato un fratello e me l'ha detto mentre io mi stavo occupando dei dettagli su come illuminare il campo sportivo di Norcia, una delle nostre iniziative a favore dei giovani delle zone terremotate, e di sostenere la ricostruzione del liceo musicale di Camerino». È preoccupato? «No, non sono preoccupato. Sono rimasto più che altro colpito. Mi sembra scorretto, ingiusto e antimassonico spiare le persone». Le hanno telefonato altri fratelli? «Qualcuno, incredulo». Che provvedimenti ha preso contro Occhionero?  «È stato sospeso in maniera cautelare, poi gli organi di giustizia del Grande Oriente valuteranno la situazione e prenderanno provvedimenti». Se dovessero essere confermate le accuse verrebbe espulso? «Penso di sì». Nell'ordinanza il gip scrive: «Si ritiene che l'interesse che Giulio Occhionero nutre nei confronti dei suoi fratelli massoni possa essere legato a giochi di potere all'interno del Grande Oriente d'Italia, come d'altra parte testimoniato dal tenore di alcune conversazioni oggetto di captazione». A quali giochi di potere potrebbe riferirsi il magistrato? «Questo va chiesto a lui». Una sua ipotesi? «Alcuni di noi potrebbero aver parlato di elezioni e di equilibri "politici" all'interno del Grande Oriente d'Italia».  C'era addirittura una cartella del computer di Occhionero con tutte le vostre email. Cosa poteva farci? Magari ricattare qualcuno di voi o avere informazioni riservate? «Non riesco a darmi una spiegazione, mi sembra una vicenda incomprensibile».  Ha mai ricevuto segnalazioni dalla loggia dell'ingegnere arrestato? «No, nessun allarme di comportamenti anomali». Sarebbero state spiate anche le sue email... «Ci possono trovare contatti con i fratelli e con altre persone. Non ho niente da nascondere e anche per questo non ho proprio pensato a cosa può esserci scritto. Il problema, invece, è che il diritto di tutti alla riservatezza è stato violato». Lei non ha dato gli elenchi del Grande Oriente d'Italia nemmeno alla Commissione Antimafia, ora teme che sia rivelata l'identità dei trecento e passa iscritti che erano spiati? «Spero di no, anche perché sarebbe inutile. Noi siamo vittime e di solito le vittime vengono tutelate». Ritiene che questa vicenda rimetterà al centro i sospetti che hanno accompagnato spesso la massoneria? «Penso di no. Ovviamente se lui ha fatto quello di cui è accusato ha sbagliato ma deve essere chiaro che la mia email e quella di tanti fratelli erano state hackerate. Dunque quali possono essere i sospetti su di noi?!». Il rischio è che torni prepotentemente l'idea che la massoneria non sia un'associazione che organizza soltanto iniziative culturali o di solidarietà... «Ma sarebbe sbagliato rinfocolare quei pregiudizi. Io non ho mai pensato a cosa dicono tra loro gli esponenti dei partiti che sono finiti nell'inchiesta su mafia Capitale o i preti delle parrocchie dove ci sono stati casi di pedofilia. Dobbiamo essere cauti nei giudizi». Siete stati al centro di molte discussioni, ricostruzioni, ipotesi, accuse. «Bè, per esempio a Reggio Calabria per mesi si è parlato di mafia nella massoneria ma alla fine tra le 72 persone indagate non c'è stato nemmeno un esponente del Grande Oriente d'Italia». 

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