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Gli inglesi sono troppo razionali per capire Di Maio

Carlantonio Solimene
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Io sono convinto che Luigi Di Maio sia sincero quando sostiene che agli investitori inglesi a Londra ha semplicemente detto che “il giorno dopo le elezioni, se non dovessimo avere la maggioranza dei seggi, farò un appello pubblico a tutte le forze politiche invitandole a convergere sui temi e sulla nostra squadra di governo, senza alcun tipo di alleanze, inciuci o scambi di poltrone di governo”. Al tempo stesso sono però sicuro che la Reuters non sia incappata in una falsità quando ha scritto che “una fonte presente all'incontro ha raccontato che Di Maio è pronto a un governo di larghe intese con Pd, Forza Italia e Lega”. Dove sta allora l'inghippo? L'inghippo sta nella testa della fonte, che essendo presumibilmente una persona razionale, ha tradotto le parole di Di Maio sulla “convergenza” nell'unico modo in cui una persona razionale le avrebbe comprese: governo di larghe intese. Provateci voi a spiegare a qualcuno che è fuori da questa sorta di incantamento collettivo di cui è preda l'Italia, soprattutto in campagna elettorale, che il leader di un movimento che vale su per giù il 30% dei voti pretende di governare con l'appoggio degli altri partiti senza concedere in cambio un ministero, una sottosegretariato o, magari, l'appoggio di un punto di programma che non sia il proprio. Fate un ulteriore sforzo e provate a immaginare un governo Di Maio e i vari Renzi, Berlusconi e Salvini con il potere di staccare la spina all'esecutivo in qualsiasi momento, da usare per ricattare la leadership un giorno sì e l'altro pure. Sarebbe uno scenario rassicurante per l'Italia? Non credo. Mi spingo oltre: sarebbe giusto? Ancora meno. Perché se il corpo elettorale ti tributa non più del 30% dei consensi, probabilmente ti lancia un segnale ben preciso: ho fiducia in te, ma non tanta da farti governare da solo. Se a diventare premier non ce l'ha fatta Bersani nel 2013, con un 29% che persino una legge ipermaggioritaria (e incostituzionale) come il Porcellum non ha reso sufficiente per avere la maggioranza al Senato, perché dovrebbe farcela Di Maio con un'analoga percentuale e una legge elettorale in larga base proporzionale? Saranno state queste le domande passate per la testa della fonte della Reuters prima di spifferare all'agenzia il contenuto dell'incontro con Di Maio. E ora, dopo tutto il clamore sollevato dalla vicenda, quella stessa fonte si starà chiedendo com'è possibile che gli italiani non si pongano le medesime questioni. Ma qui funziona così. Si può dire “governo con chi ci sta, abrogo la legge Fornero, Flat tax, via il canone Rai, reddito di cittadinanza ecc” senza nessuno che chieda “come, quando, perché?”.

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