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Jannik Sinner vince a Montpellier e conquista il settimo titolo in carriera

Luca De Lellis
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Per uno come lui, mancava ormai da troppo tempo il suo nome inciso su un trofeo Atp. Era il 31 luglio e, a Umago, Jannik Sinner dava dimostrazione di poter non solo lottare, ma anche battere un campione come Carlos Alcaraz. L’altoatesino torna a vincere, il suo settimo titolo nel massimo circuito a Montpellier, superando non senza qualche apprensione nel primo set l’americano numero 51 del mondo Maxime Cressy, con il punteggio di 7-6 (3) 6-3. Un successo che già lo consacra di diritto come uno dei più forti tennisti italiani di sempre, perché appaia Matteo Berrettini sul gradino più basso del podio dei giocatori con più titoli. Ma Sinner ha ancora soltanto 21 anni, e una vita tennistica ancora per poter competere al top. A livello di precocità non ha nulla da invidiare alle star che hanno attraversato cronologicamente la storia di questo sport. Su 8 finali giocate in carriera Jannik ne ha persa solo una, quella del Master 1000 di Miami nel 2021. Dato che non accompagna per esempio le carriere di divinità come Nadal, Djokovic o Federer.

Insomma, qualcuno potrebbe dire "è solo un Atp 250". Ma rappresenta soprattutto un’iniezione di fiducia importante per il prosieguo della stagione. L’anno scorso troppi infortuni hanno interrotto un percorso che comunque appare in crescita costante, dati i risultati comunque positivi nei tornei del Grande Slam. E poi, con questa vittoria, Sinner torna a presenziare anche la top 15 del ranking mondiale, precisamente al 14esimo posto, per quello che vale. Un percorso senza intoppi quello del ragazzo classe 2001, che non ha lasciato nemmeno un set per strada durante tutto il torneo della città francese. Per la verità tre partite, perché il primo turno lo ha passato senza nemmeno giocare per il ritiro anticipato di Fucsovics. Ma gli ostacoli ci sono stati. Il derby italiano con Sonego non era così scontato da portare a casa, eppure Sinner lo ha giocato con una maturità sorprendente, di chi è consapevole della propria forza. Poi la semifinale vinta di “esperienza” con l’astro nascente francese Arthur Fils. Fino all’appuntamento decisivo, quello appena conclusosi.

Ad essere onesti Cressy gli ha regalato la possibilità di una finale sulla carta più abbordabile, battendo nell’altra semifinale il diciannovenne danese numero 9 del mondo Holger Rune, l’ultimo riuscito nell’estrema impresa di superare Djokovic in un incontro ufficiale. Ma anche qui Sinner ha dovuto spingere sull’acceleratore, soprattutto nel momento clou del primo set: il tiebreak. Un parziale nel quale aveva rischiato di concedere il break nel quarto gioco, annullando tre palle consecutive dell’1-3. Da lì ordinaria amministrazione. I passanti di Sinner hanno provocato quel gap incolmabile per l’americano, uno degli ultimi interpreti moderni del serve & volley sfrenato di "samprassiana" memoria. La sensazione che lascia Sinner è che manchi davvero poco al definitivo upgrade. E chissà che questo non possa essere l’anno giusto. 

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