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Opa sulla Roma, Friedkin vuole tutto

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Alessandro Austini
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Fuori dalla Borsa. Con uno stadio di proprietà da costruire. E un primo trofeo distante una sola partita, sperando di poter puntare presto a titoli più prestigiosi. Il piano dei Friedkin sulla Roma va avanti e segna un nuovo punto di svolta: ieri il club giallorosso ha annunciato il lancio dell’Opa volontaria sulle azioni del club (quella di ottobre 2020 non è andata a buon fine), con l’obiettivo di raggiungere almeno la soglia del 95% e decretare l’uscita della società dal listino di Piazza Affari. Al momento i texani detengono l’86,8% del capitale attraverso le società Neep e Romulus & Remus Investment Llc, il restante 13,2% è in mano ai piccoli azionisti. Ieri la quotazione del titolo era di circa 36 centesimi per azione, il prezzo dell’Opa è fissato a 43 centesimi, con un premio del 18,5%, per convincere i soci a cedere le proprie quote. Tanta è la voglia di realizzare l’operazione che è stato creato un programma fedeltà al quale verranno iscritti tutti coloro che aderiranno all'offerta, divisi in tre classi a seconda di quante azioni venderanno. Ai soci di minoranza verranno riservati premi e canali preferenziali per interagire con il club, non perdendo così quel contatto che verrebbe meno in assenza delle canoniche assemblee. È già online la piattaforma dedicata www.assist.asroma.com ed è stato coniato lo slogan #nonazionistimaprotagonisti.

L’operazione costerebbe un massimo di 35,7 milioni di euro ai Friedkin, desiderosi di tirar fuori la Roma dalle lentezze e complicazioni burocratiche legate alla quotazione in Borsa. Ad esempio i comunicati finanziari a cadenza mensile e la pubblicazione dei vari bilanci intermedi. Un club più al passo con i tempi, snello, che risparmierebbe tempo, soldi ed energie per dedicarli al progetto sportivo, che passa anche per la costruzione del nuovo stadio: continuano gli incontri tecnici con il Comune, si attende l’annuncio della scelta dell’area di Pietralata dopo lo studio di fattibilità già depositato dalla Roma in Campidoglio.

L’Opa scatterà a inizio giugno e avrà una durata di tre settimane, prorogabili di una. La condizione è che la proprietà raggiunga almeno il 95,01% delle azioni, con delisting automatico. In caso contrario, si passerà al piano B che porterà comunque all’uscita dalla Borsa: già concordato con la Consob un aumento di capitale riservato ai Friedkin che porterà alla «fusione inversa» di Neep dentro la quotata As Roma, per effetto della quale i texani saliranno comunque sopra al 95%.

Ma il presidente Dan preferirebbe chiudere la partita con l’Opa e ci tiene talmente tanto che ha violato il suo silenzio rilasciando, per iscritto, delle dichiarazioni: «Nell’agosto 2020 - spiega il proprietario - sapevamo che stavamo assumendo una importante responsabilità nei confronti del Club, dei suoi tifosi e della fantastica città di Roma: riportare la Squadra tra le più importanti realtà calcistiche in Italia e in Europa. (...) Abbiamo già investito ingenti risorse finanziarie, tempo e impegno, che hanno consentito al Club di emergere dalla crisi più forte di prima. Siamo fiduciosi di poter dire che il futuro del Club che tutti noi amiamo sarà luminoso».

Poi l’invito ai piccoli azionisti, spiegando che l’Opa è «finalizzata a rendere più efficiente la nostra struttura di business, che consentirà al Club di portare avanti ulteriori investimenti volti a rafforzare la presenza della AS Roma tra i più importanti player del mondo del calcio a livello globale». La chiusura fa leva sui sentimenti dei tifosi: «Insieme a voi esultiamo per ogni vittoria e soffriamo per ogni momento difficile. Crediamo che questo sia il momento giusto per accelerare la realizzazione dei nostri obiettivi di crescita e ripagare la resilienza, la fedeltà e la fiducia del popolo Giallorosso. Sempre Forza Roma». Da gridare presto, si spera, con una coppa alzata al cielo.
 

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