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Pino Wilson per sempre insieme. La maledizione della banda Maestrelli

Daniele Rocca
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No Pino, anche tu no. Allora è vero che quella squadra è maledetta. Tommaso, Luciano, Mario, Giorgio, Mario, Felice. E adesso anche il Capitano. Chi scrive non ti ha visto giocare, solo immagini in bianco e nero. Neanche troppo chiare. I racconti invece, quelli sì, tanti. Il più significativo (e ripetitivo), quello di mio padre. Parlando dei difensori di oggi della Lazio, la constatazione era sempre la stessa: “Con Wilson non passavi. Se non prendeva la palla, l’attaccante non andava oltre”.

 

Ma in questo caso il calcio non c’entra niente. Qui si parla di qualcosa che va oltre. Sentirsi in radio tutti i giorni, chiacchierate che in alcuni casi si trasformavano in discussioni che non finivano mai. E che ancora non sono finite. “Pino, Daniele ha detto che non capisci niente di calcio”. La provocazione era sempre la stessa. Qualche volta hai sbagliato anche tu la disamina, ma ne uscivi sempre alla grande, con quell’eleganza che a noi non è dato avere.

Ogni tanto scherzavamo anche sull’età e sugli acciacchi. I nostri, mica i tuoi. “Come stai oggi Pino?”, il saluto quotidiano. “Sempre bene ragazzi, voi come state?”, la risposta era scontata. Ancora risuona. Negli ultimi due anni ci siamo sentiti tutti i giorni. Tutti. Purtroppo anche ieri, solo per messaggio. E poi c’è quella cena. Ce l’avevi promessa Pino. Ce l’avevi promessa. Ma quella maledizione, ancora una volta, è stata più forte di tutto.

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