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Caos Roma: Fonseca per ora resta ma sembra spacciato. E la società è divisa

Alessandro Austini
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Ci risiamo. Puntuale come in ogni gennaio ecco a voi il nuovo psicodramma della Roma. Una squadra capace di passare in dieci giorni dal possibile aggancio al secondo posto in campionato, al crollo inesorabile nel derby fino all'eliminazione agli ottavi di Coppa Italia per mano delle riserve dello Spezia. La stessa rivale che aveva eliminato ai rigori i giallorossi nel 2015, quando giocava in Serie B.

Passano gli anni, cambia tutto, tranne le folli dinamiche romaniste. Stavolta, però, c'è qualcosa che rende il tutto ancora più grave: per la seconda volta nella stessa stagione la Roma dimostra di non conoscere le regole delle competizioni e fa una sostituzione in più, la sesta, non consentita dalle norme federali nonostante l'apertura dell'Ifab al sesto cambio nei supplementari, recepita ad esempio in Spagna. In Italia non si può e a questo punto c'è da aspettarsi un'altra sconfitta a tavolino dopo quella in campionato con il Verona per aver schierato Diawara che era stato inserito erroneamente nella lista dei giovani: l'immagine del club nel mondo e la credibilità della società stessa e di Fonseca sono distrutte. I tifosi, neanche a dirlo, furiosi ma con lo stadio chiuso e la pandemia possono sfogarsi solo sui social o nelle radio.

Che succede adesso? Niente. Nel senso che dopo le riunioni seguite alla gara persa comunque sul campo con lo Spezia si è deciso di non esonerare l'allenatore portoghese. I Friedkin sono basiti e non hanno la necessaria esperienza nel calcio per prendere una decisione immediata. Inoltre non hanno la minima voglia di esporsi, neppure in un momento del genere. Sono sempre presenti, sì, ma non parlano. Al momento non è prevista nessuna intervista di nessun dirigente, vedremo se nel corso della giornata cambieranno idea.

Dipendesse dal Ceo Guido Fienga, Fonseca sarebbe fuori dalla fine della scorsa stagione. Voleva prendere Allegri e si è mosso in tal senso, poi i Friedkin hanno confermato Fonseca. Ma l'allenatore ha capito come sono andate le cose e il suo rapporto con Fienga, ovviamente, è irrecuperabile. Una mancanza di stima reciproca e dannosa tra due figure cardine della Roma.

Fienga ha continuato in questi mesi a consigliare alla proprietà di valutare il cambio di allenatore, magari a fine stagione, ma ora l'area sportiva è in mano a Tiago Pinto, portoghese come Fonseca, e com'è naturale che sia vicino al tecnico almeno in questi primissimi giorni di convivenza. La decisione, quindi, spetta a Pinto. E per adesso si va avanti così.

Detto questo, il destino di Fonseca sembra segnato. Gli servirà un'impresa per tenersi la panchina anche l'anno prossimo e da ieri sera sono iniziate a circolare, nel tam-tam delirante del calcio mercato, svariati nomi per il sostituto: da Allegri, sponsorizzato da Fienga, fino a Mazzarri che si candida, passando per il clamoroso ritorno di Spalletti o l'affascinante rientro di Daniele De Rossi nelle vesti di allenatore. La verità è che se si volesse davvero cambiare oggi il tecnico, l'unico che potrebbe sedersi in panchina nella sfida di sabato, di nuovo all'Olimpico contro lo Spezia in campionato, sarebbe il papà Alberto De Rossi, ancora alla guida della Primavera in attesa di riprendere il campionato. Un'ipotesi che negli anni non si è mai realizzata nonostante i continui cambi di guida tecnica e che salvo sorprese neppure stavolta si concretizzerà. 

La Roma, insomma, naviga a vista. E i precedenti insegnano che sarà durissima rialzarsi prima che diventi troppo tardi.

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