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Leclerc: che onore correre per la Ferrari

Il pilota ricorda la corsa di Monza in attesa di tornare sopra la sua rossa

Luigi Salomone
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Tanta voglia di ripartire per provare a regalare nuove gioie ai tifosi Ferrari. In attesa di sapere quando la Formula Uno potrà tornare in pista, Charles Leclerc si allena a casa per farsi trovare pronto. C'è tempo allora per rispondere alle curiosità dei tifosi, a partire da quelle relative al periodo e alla sua prima stagione a Maranello. «Per il momento ci stiamo adattando alla situazione che non è ottimale. È passato un anno da quando ho iniziato a guidare la Ferrari e ancora mi risulta difficile crederci. È sempre un onore quando ne indosso la divisa e non vedo l'ora di tornare in pista», confessa Leclerc, protagonista lo scorso anno di una splendida vittoria a Monza davanti al pubblico di casa. Un successo bello quanto sofferto. «La situazione era abbastanza tesa: Lewis, anzi Valtteri, era appena dietro di me e poi è arrivato Lewis. Quindi avevo molta pressione, soprattutto essendo a Monza. L'intera settimana era stata improntata a quella vittoria, io e la Ferrari avevamo tutto il Paese con noi, quindi ho sentito molta pressione e sì, ero teso dietro la visiera del mio casco ma l'unica cosa che continuavo a dirmi era di stare calmo e rimanere concentrato su quello che dovevo fare nella monoposto e che era la cosa più importante portare a casa il risultato. E questo è quello che abbiamo fatto». C'è spazio per qualche curiosità, dai rituali («Quando salgo in macchina mi piace visualizzare il giro perfetto, per essere pronto per essere pronto per il primo giro della gara») ai miti: «L'idolo tra i piloti Ferrari per me è stato Michael Schumacher. Ero piccolo quando lui vinceva tanto. Era impressionante e tutte le volte che guardavo la Formula Uno erano ovviamente lui e la Ferrari che seguivo maggiormente. Ma mi sarebbe piaciuto anche correre con Senna e imparare da lui, aveva grande talento ma ha lavorato molto duramente». E guardandosi indietro, il giovane pilota monegasco assicura che non cambierebbe nulla («ho commesso degli errori ma sono quelli che mi hanno permesso di essere il pilota che sono oggi») e ammette che in Ferrari, più di ogni altra cosa, ha imparato «ad avere pazienza, la pazienza è qualcosa di molto importante e che ho faticato molto ad avere in passato. Ma stando in Ferrari ho imparato che serve. Ovviamente non puoi avere tutto e subito e a volte devi avere un pò di pazienza e imparare dai migliori e quindi da Sebastian e dal team. Le cose hanno bisogno di tempo per sistemarsi, quindi a volte c'è bisogno di aspettare e io ero forse un pò troppo impaziente prima».

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