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La Juventus passa a Napoli e vola a +16

I bianconeri vincono 2-1 con i gol di Pjanic ed Emre Can. Callejon accorcia le distanze

Carlo Antini
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A questo punto, forse solo un cataclisma potrà sfilare alla Juventus il suo ottavo scudetto di fila. La vittoria del San Paolo, contro un Napoli che ha giocato per venti minuti in dieci - il tempo intercorso tra il rosso a Meret e quello a Pjanic - ha certificato la conquista pressoché matematica del titolo: il più 16 in classifica a 12 giornate dalla conclusione rappresenta un margine sufficiente per mettersi al riparo da cattive sorprese e per preparare in maniera consona la remuntada in Champions League contro l'Atletico Madrid. Del resto, per consolidare l'autostima dei campioni d'Italia ci voleva un successo grande e grosso, proprio come quello ottenuto a casa di Carlo Ancelotti. Il turning point della partita è stata l'espulsione (contestata) di Meret dopo 25 minuti (intervento scomposto su Ronaldo lanciato da uno sciagurato retropassaggio di Malcuit: c'è stato o non c'è stato contatto?) e la rete di Pjanic sul successivo calcio di punizione, con Ospina tra i pali al posto di Milik. È qui che la Juventus ha ritirato fuori l'antico cinismo e, invece di accontentarsi, ha continuato a spingere come se l'avversario non fosse in inferiorità numerica e il risultato non sbilanciato dalla prodezza balistica del bosniaco. È qui che la Juventus, probabilmente, ha fatto pace con se stessa, confezionando il raddoppio (Emre Can al minuto 39) e riappropriandosi di preziosi riferimenti. Poi, però, l'ultima mezz'ora è stata di pura sofferenza, una formazione irriconoscibile presa a pallonate, costretta a barricarsi nella propria area, incapace di mettere la testa fuori dal guscio come una provinciale qualsiasi. Il Napoli ci ha provato, con il cuore e con la testa: prima ad assumere il possesso della sfida e poi, presa la doppia legnata, a reagire. Sul palo di Zielinski, figlio di una stupidaggine di Bonucci, potevano evaporare sogni e ambizioni, al contrario si è continuato a lottare fino alla rete di Callejon. A sette minuti dalla fine, Insigne ha avuto a disposizione il rigore del pareggio, fischiato dal mediocrissimo Rocchi dopo consultazione del Var per un presunto fallo di mano di Alex Sandro: la sua conclusione è finita sul palo. Il calcio dei partenopei è divertente e, a tratti frizzante, ma il confronto uno-contro-uno lo penalizza. La Juventus è meno squadra in senso assoluto però ha più campioni, malgrado non tutti scoppino di salute. Mandzukic non è ancora lui, Ronaldo non è più lui, la presenza di Bernardeschi è lieve, in difesa a volte ci sono passaggi a vuoto. Uno dei migliori, Pjanic, ha lasciato il campo dopo 2 minuti della ripresa per doppia ammonizione e la luce si è spenta all'improvviso. Una riflessione che dovrà/dovrebbe accompagnare le riflessioni dell'Allegri furioso.

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