Addio a Piero D'Inzeo l'ultimo cavaliere
di Enrico Tonali Avversari irriducibili ma troppo legati come fratelli e cavalieri per rimanere separati. A tre mesi dalla morte di Raimondo D'Inzeo è sceso di sella pure Piero, scomparso ieri a...
Avversari irriducibili ma troppo legati come fratelli e cavalieri per rimanere separati. A tre mesi dalla morte di Raimondo D'Inzeo è sceso di sella pure Piero, scomparso ieri a Roma dove era nato in Prati il 4 marzo 1923. L'ultima sua uscita era stata proprio il 15 novembre scorso per portare l'ultimo saluto al fratello nella camera ardente nel Salone d'Onore del Coni, dove ora verrà allestita pure quella di Piero. Una seconda frattura all'anca lo immobilizzava da tempo ma non aveva voluto mancare a quell'ultimo sguardo con l'altro «dioscuro». Con Raimondo, più piccolo di due anni, hanno percorso una carriera sportiva che nel mondo dell'equitazione non ha precedenti. Mano nella mano, partivano dopo pranzo, ragazzini, da casa a via Ottaviano per raggiungere papà Costante alla Farnesina dove il maresciallo D'Inzeo teneva lezione. «Papà ci precedeva su una carrozza da lavoro chiamata domatrice. Noi immancabilmente a piedi». Purtroppo il padre, uno dei migliori cavalieri militari e istruttore degli anni Trenta, non potè assistere alla più bella gara dei suoi ragazzi, la finale olimpica del salto ostacoli individuale di Roma 1960 a Piazza di Siena. Deceduto poco prima in un incidente d'auto, Costante D'Inzeo fu presente quella volta sull'erba dell'ovale di Villa Borghese con i suoi insegnamenti semplici e incisivi come il «mettiti d'accordo con il tuo cavallo». Il successo e la medaglia d'oro dei Giochi andarono a Raimondo ma il più bel numero lo fece Piero, argento su The Rock. In uno dei salti più impegnativi, sotto la Casina dell'Orologio, il potente grigio atterrò malamente, si «ricevette» piegando le ginocchia. Il pubblico non se ne accorse, ma per gli addetti ai lavori fu una staffilata. Senza scomporsi, l'ufficiale di Cavalleria D'Inzeo (Raimondo era invece nei Carabinieri) rialzò letteralmente The Rock, il cui muso tornò alto per la barriera successiva. Stupefacente la sua carriera. Esordio in Coppa delle Nazioni nel 1947 con 105 presenze totali, 8 Olimpiadi (6 medaglie), 4 Campionati del Mondo, 5 Campionati d'Europa, con 10 medaglie delle quali 4 a squadre e 6 individuali. Partecipazioni avvenute quando quelle gare non prevedevano la classifica a squadre, altrimenti il bottino sarebbe stato notevolmente più ricco. Recordman insuperabile (7 vittorie dal 1958 al 1976) del Gran Premio Roma che oggi ai cavalieri azzurri (l'Italia non lo vince dal 1985) sembra essere sulla Luna. Generale a riposo, Piero D'inzeo ha ricevuto la Decorazione d'Onore Interforze dello Stato Maggiore della Difesa a marzo in occasione del suo 90° compleanno, quando tutto il mondo dello sport lo festeggiò per un'intera mattina su quel campo in sabbia della Farnesina dove nel 1933 papà Costante lo mise in sella la prima volta. Olimpico anche di completo e fantino di cross-country a Capannelle, concluse la sua carriera militare come comandante della Scuola di Cavalleria a Montelibretti.
Dai blog
Generazione AI: tra i giovani italiani ChatGPT sorpassa TikTok e Instagram
A Sanremo Conti scommette sui giovani: chi c'è nel cast
Lazio, due squilli nel deserto