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di Gianfranco Giubilo Stormi di parole a sorvolare il cielo di Trigoria, sperabile che il volo rimanga a quote rilevanti, quello basso ha già prodotto danni, compresi gli spifferi capaci di produrre il caso Osvaldo, all'origine del naufragio

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ConTotti si era spiegato, sul mancato impiego iniziale e poi sulla decisione «protettiva» di risparmiargli l'ingresso in inferiorità numerica. Ma in altre stanze le parole sono state più significative, perché a confronto con il tecnico c'erano i dirigenti che l'avevano portato a Roma e che più volte hanno ribadito l'intenzione di supportarlo senza condizioni. Considerandolo, è ovvio, la base di un progetto che aveva conquistato larghi favori prima che i risultati, ma anche le prestazioni, ne avvilissero l'immagine. Non che ci fossero i presupposti per qualche svolta clamorosa, però conforta l'atteggiamento di Baldini e Sabatini, che la sottintesa fiducia hanno ribadito a chiare note. Magari, si spera, elargendo anche quei consigli e quelle direttive d'azione che la loro collaudata esperienza garantisce e che sicuramente il giovane tecnico è disposto a recepire. Anche perché, secondo i cronisti attenti alle cose romaniste, il tecnico dovrebbe avere ottenuto la promessa di movimenti interessanti quando si aprirà il mercato di gennaio: dunque arrivi per rendere meno precari i ruoli attualmente in crisi, dagli esterni alla difesa centrale. Ma il problema più complesso sarà quello di liberarsi dalla zavorra che appesantisce l'organico senza nobilitarlo minimamente, però ci vorrà tanta buona volontà per individuare le possibili destinazioni. Rimangono i problemi interni, vero che Cicinho è una scelta ingiustificabile, ma forse più deleteria è stato il credito accordato a Juan, che ha sfinito tutti con le sue lamentale, all'atto pratico dando ragione a chi lo aveva messo in secondo piano. Un altro interrogativo lo suscita Pizarro che pare tornato a disposizione per la sfida con la Juve, ma per un Luis Enrique che privilegia puntualmente la condizione atletica non si presenta una decisione facile. La parte più critica del tifo, in questo momento sicuramente una maggioranza assoluta, aspettava forse da parte della dirigenza una diversa presa di posizione, ma chi invoca la destituzione del giovane tecnico asturiano non tiene nel dovuto conto la più immediata delle controindicazioni, cioè la totale carenza di un'accettabile alternativa. A parte proposte assolutamente inattendibili, almeno di non voler tornare indietro di qualche anno nella programmazione, il solo nome degno di credito rimane quello di Carlo Ancelotti. Ma tra la Roma e le motivazioni dell'allenatore emiliano c'è una muraglia: rappresentata, nell'ordine, dall'ingaggio faraonico attualmente versato dal Chelsea, alle ambizioni rivolte a un ruolo immediato di alto livello, soprattutto alla volontà di voler costruire un organico, prima di addestrarlo. Vi pare poco?

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