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Alessandro Austini Carlantonio Solimene Un anno e mezzo per capovolgere il mondo.

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In 19 mesi gerarchie rivoluzionate Ma la sfida è ancora tutta da giocare

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Iltricolore non è arrivato, la retrocessione nemmeno e diciannove mesi dopo la prospettiva si è addirittura ribaltata: la banda di Reja guarda tutti dall'alto, «cugini» compresi. Il percorso è stato lungo e denso di eventi sulle due sponde: il cambio di proprietà, una rosa rivoluzionata e due avvicendamenti in panchina per i giallorossi, la scelta di un progetto più solido per i biancocelesti. Il verdetto dello scorso campionato ha segnato la prima svolta: la Lazio di Reja ha chiuso al quinto posto (ma solo per differenza reti) con 66 punti, la Roma, passata da Ranieri a Montella, al sesto a quota 63 nonostante tre derby vinti in una stagione, coppa Italia compresa. L'estate ha fatto il resto. A Trigoria è arrivato una proprietà americana e il primo presidente straniero della storia, un allenatore spagnolo e undici acquisti, quasi tutti Under 23 portando l'età media della squadra a 27 anni, per una spesa complessiva tra entrate e uscite di 42 milioni. A Formello hanno scelto il percorso opposto: investimenti oculati (saldo finale -8 milioni), gli esperti Klose e Cisse per rinforzare l'attacco, un portiere affidabile come Marchetti e altri ritocchi mirati in una rosa già consolidata con l'età media salita sopra i 30 anni. I primi tre mesi scarsi di partite ufficiali premiano la strategia di Lotito, ma la battaglia sarà lunga e DiBenedetto & Co. aveva messo in conto il gap iniziale. I preliminari di Europa League e l'inizio del campionato lasciano poco spazio alle interpretazioni: la Lazio è avanti alla Roma. Lo dicono i numeri. La squadra di Reja è rimasta in corsa in coppa a differenza dei giallorossi, ha sette punti in più in classifica ed è riuscita a vincere anche il derby sfatando il tabù di cinque sconfitte consecutive. In novanta minuto il simbolo di un mondo capovolto, appunto. Due modelli opposti in corsa verso traguardi diversi. I biancocelesti vogliono centrare subito un risultato prestigioso. «Non siamo da scudetto» ha precisato ieri Lotito, ma non credere nel terzo posto in un campionato del genere sarebbe un delitto. A Trigoria si continua a ragionare a media-lunga scadenza, pensando a costruire quest'anno per raccogliere nelle prossime stagioni. Lo dimostra anche la prima scelta operata per il mercato di gennaio: alla corte di Luis Enrique arriva un 18enne, l'uruguaiano Nico Lopez. Agli antipodi anche la filosofia di gioco. Cinica e organizzata quella impressa da Reja ai suoi, all'insegna del «fare sempre la partita» quella dello spagnolo, ancora lontano però dal trovare gli equilibri necessari. D'altronde l'età dei due allenatori dice tutto: il tecnico laziale è il più anziano della serie A con 66 anni contro i 41 di Luis Enrique che non ha la palma del più giovane solo per «colpa» di Montella. La supremazia biancoceleste non è totale. La Roma continua a spendere di più per i suoi giocatori, con un monte ingaggi da 77 milioni lordi contro i 50 spesi da Lotito, e richiama più gente all'Olimpico: compreso l'ultimo derby, la media dell'affluenza per le gare di Totti & Co. è di 38mila spettatori, 4mila in più della Lazio nonostante un numero minore di abbonamenti. Occhio ai ribaltoni. In tutti i campi.

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