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L'Osvaldo furioso «Io più italiano di chi non mi vuole»

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L'attaccante è pronto al debutto azzurro «Grazie a Prandelli, non sarò una meteora»

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Lavita di Pablo Daniel Osvaldo, argentino di nascita ma italiano per cuore e passaporto, è cambiata radicalmente in soli quarantacinque giorni, prendendo un sentiero inimmaginabile due mesi fa. Un lungo e agognato viaggio che in queste ore fa tappa a Coverciano, dove il 25enne di Buenos Aires si è unito per la prima volta alla nazionale di Cesare Prandelli. E non senza polemiche. Dopo Amauri a Thiago Motta, Osvaldo è il terzo oriundo chiamato dal commissario tecnico azzurro, una scelta che ha scatenato le ormai consuete critiche della Lega Nord. «Ma le polemiche mi fanno sorridere – ha spiegato l'attaccante della Roma – per me giocare con l'Italia è un sogno, ancora non ci credo. Calcisticamente sono cresciuto qui, non ho mai avuto la possibilità di rappresentare l'Argentina, e ora spero di rimanere in nazionale a lungo, e magari un giorno affrontare la Selección». Felice e sereno, Osvaldo ha rispedito al mittente le critiche ricevute: «Alcune volte – ha osservato il giallorosso – prendono di mira anche i giocatori del sud, è incredibile. Io, in ogni caso, mi sento più italiano di chi non vorrebbe vedermi in Nazionale: ho sposato una donna italiana e i miei figli sono nati qui, Gianluca a Bergamo e Victoria a Firenze». E poi, se ancora non bastasse, Osvaldo ha già indossato la maglia dell'Italia, collezionando dodici presenze e due gol con le rappresentative giovanili. «Ricordo ancora la finale del Mondiale 2006 – ha confessato l'attaccante – ero in Argentina e feci un tifo sfrenato per gli azzurri, e in particolare per il mio amico Camoranesi. Ho sempre rispettato la sua scelta di non cantare l'inno di Mameli, ma io l'ho sempre fatto con l'Under 21 e continuerò a farlo ora». Chiusa la parentesi politica, Osvaldo ha poi svelato le prime impressioni sull'ambiente azzurro. «Qui è tutto bellissimo, i veterani mi hanno accolto bene. Spero solo di non essere una meteora: lavorerò duro per convincere Prandelli a convocarmi ancora». A prescindere dagli infortuni di Gilardino, Pazzini e Balotelli, la chiamata dell'attaccante è arrivata forse un po' a sorpresa. «A Firenze Prandelli mi faceva giocare poco, è vero – ha osservato Osvaldo – ma allora ero giovane, davanti a me avevo attaccanti forti come Mutu e Gilardino e volevo sempre strafare». L'esperienza in Spagna gli ha fatto bene: in un anno e mezzo all'Espanyol ha segnato 22 reti in 47 partite, ma soprattutto ha giocato tanto. Elogiato anche Zeman, «da lui ho imparato tanto», Osvaldo ha parlato del primo mese in giallorosso. «ll'inizio ho sentito tante cattiverie sul mio conto, ma sono rimasto sereno perché sentivo la fiducia della società, del tecnico e dei compagni». L'italo-argentino ha risposto sul campo, con tre gol nelle ultime tre partite. «Ora sono felice, e non dite che ho tolto il posto a Borriello: lui è un grande e abbiamo giocato anche insieme. Il derby? So quanto conta, per scaramanzia non ne parlo. E poi ora c'è solo la nazionale». E il possibile debutto già domani, a Pescara con l'Irlanda del Nord. Sognando Euro 2012.

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