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Giada Oricchio Due imponenti torri che sovrastano la griglia di partenza e la zona box danno il benvenuto sul circuito di Shanghai, rapidi rettilinei e curve molto lunghe, terzo appuntamento del Mondiale di F1.

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Facilepronosticare il tris di SuperSeb, partito a razzo nonostante le difficoltà con il kers che su alcuni tracciati, Cina compresa, consente di avere dai due ai cinque decimi in più al giro. Hamilton è ottimista: «Sensazioni positive, in Cina posso vincere», chissà invece quanto è costato al pilota Alonso che ha la competizione nel sangue ammettere: «Le Red Bull sono fuori portata. Il podio è il nostro obiettivo, dobbiamo essere onesti e realisti. Sappiamo che l'aerodinamica influenza moltissimo la performance e qui sta il distacco tra noi e gli altri, ma non ne conosciamo i motivi». Ovvero: se va tutto bene e siamo bravi, terzo posto. Come uccidere i sogni. A Maranello mica l'hanno trovato il bandolo della matassa e i pochi giorni tra Malesia e Cina consentivano solo piccole modifiche alla F150, quelle che Massa liquida così: «Cambiamenti non importanti. Non siamo in grado di vincere una gara». A fugare i dubbi che sia pretattica, che magari in Ferrari, dove si lavora a pieno regime, in realtà abbiano decriptato i dati, ci pensa il presidente Montezemolo unendosi al coro degno di una tragedia greca: «Non parliamone, sarà un weekend di passione». Lungo i 5451 metri in 56 giri di Shanghai tiene banco l'usura delle Pirelli. Asfalto e meteo (paragonabili all'Australia) sono in genere meno stressanti di Sepang dove ben 350 chili di gomma si sono spalmati sull'asfalto. Si stima un degrado dei pneumatici inferiore del 30% al GP precedente e quindi meno pit stop, per le libere di oggi (8.30-9.30) sarà fornito un treno supplementare a mescola dura. Infine l'alettone mobile posteriore: potrà essere attivato nel secondo rettilineo dopo la impegnativa curva 13. La Ferrari ha risolto il problema al DRS di Alonso: non funzionava il connettore idraulico. Almeno una cosa l'ha capita.

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