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Vucinic e Doni titolari alla porta

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ATrigoria si fa prima a contare i giocatori contenti. Il gruppo dei musi lunghi si allarga a macchia d'olio: di Totti, capolista dei «tristi», si è parlato, di De Rossi e Pizarro pure, ora è il momento di Doni e Vucinic, due che oggi partiranno titolari a Cesena con tanta rabbia da sfogare. Partiamo dal montenegrino. Nell'allenamento di venerdì mattina è stato protagonista di un vivace battibecco con Ranieri che lo ha ripreso durante un'esercitazione tattica: Vucinic-Totti-Menez provavano movimenti contro quattro difensori ma non arrivavano mai al tiro in porta, l'allenatore ha urlato contro Mirko, lui ha risposto per le rime. Le parole sono diventate sempre più grosse e Ranieri, più di Vucinic, ha alzato la voce. «Ti alleni con una faccia da c...» l'accusa senza mezzi termini. Una discussione di campo, risolta dopo con un chiarimento, ma che è comunque indice del momento vissuto dall'attaccante. Vucinic ha espresso a Ranieri il suo malessere: «Voglio andarmene, ho 27 anni e se non parto adesso non lo faccio più». «No, resti qui, con te possiamo vincere il campionato» la risposta del tecnico. Ma Vucinic ha già la testa da un'altra parte, per problemi tecnici e non solo. Non ha digerito qualce panchina e gli insulti ricevuti nei momenti peggiori della scorsa stagione, rivolti anche ad alcuni familiari, hanno cambiato il suo rapporto con la città. Attraverso il manager Mirko ha fatto sapere anche ai dirigenti di voler cambiare aria. Prima possibile. Il Liverpool e l'Inter lo vogliono ma a gennaio non se ne parla, a giugno si vedrà. Tra l'altro la Sensi qualche settimana fa ha ricevuto un input preciso da Unicredit: Vucinic non si tocca. La patata bollente passerà nelle mani della nuova proprietà. Dall'attacco alla porta, dove oggi tornerà Doni. La società, su richiesta della banca, vorrebbe venderlo, lui non ci pensa sapendo che nella prossima stagione molte cose potrebbero cambiare. L'ultima leggenda diffusa sul suo conto è che avrebbe fatto saltare la trattativa con il Malaga chiedendo uno stipendio per il padre-procuratore. «Adesso basta - si sfoga Doni - qualcuno inventa storie folli su di me per propri interessi. Sono passato sopra a tante menzogne e cattiverie, ma ora sono stanco. Ho chiesto al mio avvocato di intervenire. Non ho mai detto no al Malaga e nessuno nel mio staff ha chiesto soldi extra». Tornano in mente i «papponi» tirati in ballo da De Rossi. E infatti il procuratore di Doni, Ovidio Colucci, lo ricorda: «De Rossi ha spiegato bene come funzionano le cose a Trigoria, questa storia è tutta invenzione». La domanda è: a chi giova?

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