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La Ferrari vince a tavolino

Formula 1

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Si chiama realpolitik. L'abolizione dal 2011 dell'art. 39.1 del regolamento sportivo di F1, quello che vietava gli ordini di scuderia, mette fine a una querelle stucchevole su quale team fosse più onesto nelle strategie. Ovviamente stop agli ordini espliciti perché quelli criptati, subdoli o impartiti alla chetichella erano tollerati. In pratica si potrà fare ciò che già si faceva. Basta solo a virtuosismi letterari e equilibristi poliglotti. Nella riunione del WMSC a Monaco è maturata una svolta epocale ma dall'esito incerto. Già è venuto fuori il primo pasticcio: la Fia infatti non vuole che si esageri. Resta in vigore l'articolo 151c che punisce qualsiasi comportamento che «metta a rischio la reputazione della sportività della Formula 1». Ma chi e come stabilirà il limite? E ci sarà uniformità di giudizio? Se bandire l'ipocrisia è sempre segno di buon senso, eliminare un divieto che salvaguardava in qualche modo il sepolcro imbiancato della lealtà sportiva è la caduta di ogni illusione agonistica. In barba alla Red Bull asso pigliatutto del 2010 senza diktat. Genesi e morte della norma 39 sono opera del Cavallino. Quest' anno il famigerato «sorry Felipe» di Hockenheim ha fatto scoppiare uno scandalo tutto mediatico. La crocifissione non scattò tanto per le parole dell'ingegnere di pista Smedley a Massa, ma perché fu così sventato da gridarlo a tutto il mondo. Figuraccia universale, reprimenda e multa. Non è servito a vincere il Mondiale, ma in quella sentenza affondano le radici della cancellazione della norma più farisea dei motori. Regola voluta nel 2002 a furor di popolo dopo lo storico Gp di Zeltweg. In Austria Barrichello rallentò platealmente sul traguardo costringendo Schumacher a superarlo sotto una pioggia di fischi. Sempre in Ferrari epico il ruota a ruota del 1982 a Imola tra Pironi e il compagno di squadra Villeneuve. Il francese doveva fargli strada, disobbedì e vinse. Villeneuve lo accusò di tradimento. Nel Gp del Fuji, 1976, i team inglesi pur di ostacolare l'odiato Lauda diedero via libera alla rimonta vincente di Hunt. Per la Mercedes degli anni 30 e 50 gli ordini erano addirittura una religione. Insomma l'anno prossimo si rischia di perdere l'ultimo baluardo di credibilità di questo sport: piloti con le quattro frecce che fanno passare il leader o il prescelto dalla scuderia. Ma anche le seconde guide rischiano la guida. Perdete ogni speranza o voi che entrate.

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