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Lazio, obiettivo Champions

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Il brasiliano della Lazio Anderson Hernanes

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«Sono molto felice di essere qui. Ringrazio "il" Lazio perché mi permette di giocare in un grande club». Sono le prime parole pronunciate, in un italiano zoppicante ma volenteroso, da Anderson Hernanes de Carvalho Andrade Lima, meglio noto come Hernanes, una volta varcati i cancelli di Formello. Sono le due e mezza del pomeriggio quando il sogno estivo dei tifosi biancocelesti si materializza. Dopo essere atterrato a Fiumicino poco prima delle otto, Hernanes arriva al centro sportivo a ridosso dell'ora di pranzo, elegantissimo in pantaloni chiari e camicia blu. Lotito e Reja se lo coccolano. «Ci farà crescere dal punto di vista tecnico e regalerà emozioni alle persone», dice il presidente. «Speriamo si ambienti presto, il calcio italiano è diverso da quello brasiliano», aggiunge l'allenatore. Lui, il «Profeta» brasiliano, si gode i flash dei fotografi e per la prima volta si presta ai microfoni italiani.   Hernanes, c'erano tantissimi club, anche illustri, che la seguivano. Perché ha scelto la Lazio? «Due anni fa ho avuto una proposta dal Barcellona e da alcune altre squadre di prima fascia, ma la verità è che non mi sentivo ancora pronto per lasciare il Brasile. Adesso sono più maturo, pronto per il grande salto. E ho scelto la Lazio perché è stata l'unica che è venuta a prendermi fino a San Paolo». Aveva mai sentito parlare della Lazio? «So che si tratta di un club con una tradizione importante e una grande "torcida", un grande tifo». Quale potrà essere il suo apporto alla maglia biancoceleste? «Ho già detto che voglio lasciare un segno nella storia della Lazio. Non conosco ancora i miei compagni, l'unico è Dias, ma credo che quest'anno potremo puntare al quarto posto». Reja vuole schierarla dietro le punte. Qual è la sua posizione preferita? «Mi piace stare in mezzo al campo, in mezzo al gioco. Poi che sia un po' più a destra o più a sinistra, più indietro o più avanti, non importa».   Centrocampo a quattro o a cinque? «Stesso discorso, vanno bene entrambi». Quali sono i suoi punti di forza? «Credo di essere un giocatore dotato di un buon dribbling e di un tiro dalla distanza potente e preciso. Sono convinto di poter fare la differenza nel campionato italiano». C'è un calciatore a cui si ispira? «No, non mi piace fare dei paragoni, credo che ogni giocatore sia diverso dagli altri». Le hanno già parlato del derby di Roma? «Alcuni tifosi sull'aereo che mi portava in Italia mi hanno riconosciuto e me ne hanno parlato. Cosa dire? Mi sento preparato, anche in Brasile ho giocato tanti derby». Conosce Adriano? «Certo, personalmente. Sarà un piacere giocare contro di lui. Anche se spero vada bene per noi». Ha già scelto il numero di maglia? «Mi piacerebbe giocare l'otto (in realtà l'ha già preso Zauri, ndr)». Come mai in Brasile la chiamano «Profeta»? «Perché nelle interviste tendevo sempre a proiettare le mie risposte nel futuro, e così col passare del tempo mi hanno dato questo soprannome». E allora si cali nel ruolo e ci dica come sarà il futuro della Lazio... «Sicuramente buono».  

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