Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Borghezio D'Annunzio e il Capitano

default_image

  • a
  • a
  • a

Èquel signore, molto moderato, che nel '76 sarebbe stato fermato per un controllo a Ventimiglia e trovato in possesso di una cartolina con svastiche che inneggiava a Hitler. O che nel '93 fu condannato per violenza privata su un minorenne (12 anni) marocchino e che poi nel 2000 venne ritenuto responsabile, insieme ad altri sette leghisti, dell'incendio scoppiato presso i pagliericci di alcuni immigrati che dormivano sotto il ponte Principessa Clotilde a Torino (condannato in Cassazione nel 2005). Fu sempre lui, incredibile ma vero, al centro della polemica perché andava sui treni a spruzzare disinfettante sugli extracomunitari di colore che usavano le carrozze per recarsi sul posto di lavoro (campi o fabbriche poco importa). Lui, l'uomo legato a doppio filo, con l'estrema destra Nord Europea, la più xenofoba del mondo probabilmente. Beh, questo gentiluomo, maestro del gusto e del tatto, principe del protocollo, ieri se l'è presa anche con Totti: mancava. Romano, romanista, del sud, legato ai valori della sua città e autonomo nel pensiero: uno che dice sempre (e forse anche troppo) le cose che pensa. Inaccettabile per l'imperscrutabile Borghezio che ha dato la sua sentenza scomodando addirittura D'Annunzio (uno molto più italiano di lui... in tutti i sensi). «Totti? Un cretino con qualche lampo di imbecillità». Paragone per altro ancor più insensato se non fosse perché D'Annunzio lo diceva di Marinetti: futurista d'eccezione, non esattamente l'ultimo degli imbranati... Ma così è! Ora, detto che Totti lo querelerà e la cosa andrà avanti per le vie legali (avvocato Coppi già attivato), viene da pensare cosa abbia scatenato l'ira funesta dell'europarlamentare. Forse il fatto che non giochi con la maglia verde della Padania? O la schiettezza con la quale difende sempre e puntualmente Roma: e non solo intesa come squadra. Oppure le dichiarazioni di ieri nelle quali Totti diceva, giustamente, di non riconoscersi in «quei politici che dovrebbero pensare più al bene dell'Italia e alle cose importanti che non a quello che dico io. Non mi sembra che lo facciano. E non mi metto a rispondere a gente che nemmeno canta l'inno nazionale». Quello d'Italia è... non il padano. Oppure il fatto che Totti si definisca ancora «fiero di essere romano» ben sapendo che «purtroppo ci sarà sempre invidia tra la capitale e il Nord»... o almeno con questo tipo di Nord. Caro Borghezio, se ne faccia una ragione. Uno dei pochi valori ancora rimasti nel calcio sono le «bandiere» e Totti è indissolubilmente quella di Roma: o comunque della parte giallorossa della Città Eterna e capitale della «sua» Italia... Sì, Borghezio, anche sua! Almeno fin quando lei non deciderà di migrare altrove... e non sarà una grande perdita. Almeno per Roma!

Dai blog