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Coppa avvelenata

Roma Inter finale di Coppa Italia, Josè Mourinho e Claudio Ranieri

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Ci siamo! All'Olimpico si gioca la prima finale della stagione, quella che assegnerà il primo trofeo del calcio italiano. Di fronte, tanto per cambiare l'Inter capolista e la Roma di Ranieri. Due mondi opposti che si affrontano per quello che è divenuta ormai un classico del calcio nostrano: quinta finale tra le due squadre negli ultimi sei anni. Il bilancio dice 2-2 in questa particolare classifica che mette ancora di fronte le prime della classe, nel mezzo una coppa «avvelenata» dalle polemiche di una vigilia che intinto in quel Lazio-Inter amarissimo per il nostro sport nazionale. E allo stesso modo, diametralmente opposto, questa vigilia la vivono i due tecnici, padroni indiscussi di questo squarcio di stagione. Da una parte Ranieri che vola molto basso e cerca di stemperare i toni. Dall'altra Mourinho che torna a parlare violando un silenzio stampa lungo un vita gettando invece benzina sul fuoco. Il suo attacco alla Roma è chiaro, senza mezzi termini come suo costume. Ranieri lo prende metaforicamente sotto braccio nel pomeriggio all'Olimpico dicendosi «d'accordo con Mourinho» sul fatto che non gli piace il calcio italiano. Ma poi torna subito nei meandri della sfida cercando di trasmettere ai suoi e alla piazza la carica sportiva giusta. «Non parlo di Lazio e altro, siamo qui per la finale». Che per la Roma vale la decima coppa e la relativa stella d'argento sul petto. Mourinho non usa altrettanto fair play e non aspetta altro per sferrare l'attacco. Prima dice che non può garantire al 100% che resterà all'Inter, poi è duro sulla Sensi rea di aver detto ai nerazzurri di vergognarsi per il successo ottenuto contro una Lazio arrendevole. «Vergogna è rubare. Se l'Inter arriva a giocare la finale di Coppa Italia, la finale di Champions League e a giocarsi lo scudetto, esigo rispetto. La signora può essere il presidente, può essere nata in una culla d'oro ma rispetti la mia squadra». E giù altre botte. «È una stagione molto bella per la Roma - continua Mourinho - ha la fortuna di giocare la finale di Coppa in casa. È una situazione unica al mondo, non l'ho mai vista. Ma non facciamo un dramma».   E non fa drammi nemmeno quando qualcuno gli prospetta la possibilità di non vincere nulla quest'anno al suo esordio sulla panchina dell'Inter. «Zero titoli non è una vergogna se lotti fino alla fine. Se finisci al quinto posto a 30 punti dal primo, è un conto. Se arrivi in fondo, zero titoli non sono un dramma o una vergogna». Poi ne spara una delle sue: «Contro di noi i portieri sono i migliori in campo, contro la Roma hanno tutti la sindrome di "coreica" (una malattia gravissima che porta a difficoltà motorie, ndr)», dice imitando il gesto della farfalla. Dall'altra parte Ranieri cerca invece di contribuire al clima di buonismo. «I nostri tifosi devono venire per una festa: la partita deve essere un'altra prova di lealtà sportiva e basta». E la chiosa del tecnico giallorosso è ancora all'insegna del vinca il più forte. «Siamo le due migliori squadre del campionato e partiamo alla pari. L'Inter è una corazzata, ma anche la Roma ha dimostrato la sua forza e poi le difficoltà ci piacciono. Vinca il migliore». Non resta che giocarla questa prima finale di una stagione che invece è tutt'altro che finita.  

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