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Cari laziali non crediamo ai vostri regali

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No,non fraintendete: intendevamo quelle meteorologiche. A dar retta alle rilevazioni dei satelliti, il cielo sopra la Capitale sarà coperto di nuvole, mentre il desiderio di molti, vista anche l'opzione del ponte del Primo Maggio, sarebbe di restarsene al mare. Un pomeriggio in spiaggia, a godersi l'aria fina di questa primavera spesso dispettosa, e poi una buona cena al ristorante: fritto misto, pesce e vino bianco, sorbettino e ammazzacaffé. A notte fonda, quando il traffico del rientro sarà smaltito, tutti a casa. Perché al romanista vero il posticipo dell'Olimpico non interessa granché. I giallorossi devono concentrarsi su Parma: non sul culatello, ma su una partita da giocare con la virile determinazione con cui è stata affrontata questa miracolosa stagione. "Se" e solo "se", il giorno dopo sarà relax. Pioverà? Allora un cinemino, un teatro, un buon libro, la playstation: si porterà a spasso il cane, si giocherà con i bambini, qualcuno ne approfitterà per segare finalmente in due la suocera, come nel vecchio numero circense dove la soubrettina, però, si salva sempre. La megera, con qualche trucchetto, potrà restarci secca, in un tripudio di evviva parentali. Ora non offendetevi: non si insinua che la vostra squadra giocherà contro sé stessa e contro lo scudetto romanista. Hanno ragione Lotito e Reja a rivendicare l'onore degli aquilotti, e saranno certamente maligni quei bookmakers che pagano mezza unghia il "2" fisso, costringendo gli ispettori federali a accendere mille inutili fari sulla regolarità della partita. E se la Curva Nord segretamente invocasse il sacrifizio dei tre punti contro il truppone di Mou, ci sarebbe solo da comprenderla, dopo il pollice verso di Totti, la rissa da osteria post-derby, l'orgasmica pulsione della Sud di volervi spedire nei più remoti cerchi infernali della B. Ci sta, come ci sta che il tifoso romanista non vorrebbe mai un'eventuale affermazione in campionato con dentro un debituccio di riconoscenza da pagare ai biancocelesti. Per carità: visto che come "cugini" ci si disconosce vicendevolmente, ognuno badi al proprio bilancio familiare. Che ci mostra come la Lazio dovrà comunque guadagnarsi la salvezza, anche dopo la mirabolante impresa di Marassi. I calcoli incrociati sono sempre figli dei cattivi pensieri, e qui siamo tutti leali, anche quando le motivazioni sono alle spalle. Poiché pagate per andare allo stadio e il cuore vi batte per l'aquila che vola nel cielo, la Lazio non affronterà i nerazzurri con le infradito o gli zoccoloni del Dr.Scholl's ai piedi. Potrà persino infervorarsi nella sfida, come in quel fatidico Cinque Maggio, con Poborsky tarantolato, Ronaldo frignante, e Materazzi beccato dalle telecamere a dirvi: «Vi abbiamo fatto vincere il tricolore due anni fa e ora ci trattate così?». Ma quella era la frustrazione di un campione che vedeva svanire il sogno a un pollice dal traguardo, mica la pretesa di essere accolti come in un resort a sette stelle. Giocatevela, e tante care cose. Noi per sorpassare l'Inter confidiamo in Maccarone e Pellissier. E sulle nostre forze residue: come disse Furio Camillo a Brenno: «Roma si riscatta con il ferro, non con l'oro». E ogni caso, speriamo che il tempo si metta al bello, per questo weekend. La Falanghina è già in ghiacciaia, la spigola ci aspetta. Sur la plage.

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