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Quel «braciere» nacque figlio di un Dio minore

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Figliedi un dio minore, le nevi invernali dovettero attendere ventotto anni prima che l'ufficialità le rendesse pari, almeno formalmente, ai Giochi olimpici estivi restaurati ad Atene con la prima edizione moderna del 1896. L'imprimatur del Comitato olimpico internazionale fu infatti accreditato alla "Settimana degli sport invernali", decisa dopo un lungo parto nel 1921 e organizzata tre anni dopo, nel 1924, a Chamonix, nella stessa stagione in cui Parigi ospitava l'ottava edizione della sessione estiva. Varie le ragioni del ritardo con cui il CIO colmò la lacuna, prima delle quali l'ostracismo del restauratore dei Giochi moderni, Pierre de Coubertin, che considerava le specialità della neve limitate territorialmente, prive quindi del carattere di universalità tipico delle discipline olimpiche tradizionali. L'avvio del 1924 fu soddisfacente. Chamonix era da tempo una delle stazioni invernali d'avanguardia, e la risposta internazionale fu dignitosa, con 16 Nazioni partecipanti, Italia compresa. Tecnicamente, il programma subì i condizionamenti posti dai paesi del Nord Europa, Svezia e Norvegia in testa, con apertura alle specialità tipicamente nordiche, sci di fondo, salto dal trampolino, bob, hockey su ghiaccio, pattinaggio artistico e di velocità. Lo sci alpino, la specialità più spettacolare delle nevi, fece ingresso ufficiale nei Giochi dodici anni dopo l'edizione inaugurale in terra francese. Sede, la tedesca Garmisch-Partenkirchen, designata nel 1931, epoca in cui Adolf Hitler non era ancora salito ai vertici del Paese. Quando nel marzo del '33 accadde, pesanti furono i tentativi messi in atto per contestare l'assegnazione di entrambi gli eventi, l'invernale Garmisch e l'estiva Berlino, ad una Germania ormai ridotta a dittatura. Nella contestazione si distinsero in particolare i dirigenti statunitensi d'origine ebraica. Ma, alla vigilia dei Giochi, ogni ostilità venne accantonata, e nel 1936 la località della Baviera registrò un primato di nazioni partecipanti, 28, con oltre 600 atleti. Fu lo stesso Führer, in uniforme militare, a dichiarare aperti i Giochi. Dopo l'edizione tedesca e la forzata interruzione bellica, nel 1948 l'Olimpiade invernale si trasferì a Saint-Moritz, salendo quattro anni dopo ad Oslo ed approdando nell'edizione successiva, nel 1956, nello stupendo scenario di Cortina d'Ampezzo. Quell'assegnazione, avvenuta sette anni prima, con un'Italia riammessa nel consesso olimpico, differentemente da Germania e Giappone, già dai Giochi estivi di Londra del 1948, fu un miracolo di diplomazia prodotto dai dirigenti italiani dell'epoca. Cortina, e l'organizzazione, risposero con grande dignità all'impegno, aprendo le braccia a 32 rappresentative nazionali. La dichiarazione d'apertura fu pronunziata dal Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, prova generale di quella cerimonia che quattro anni dopo, in un Olimpico gremito, avrebbe salutato l'inizio dell'Olimpiade romana.

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