Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Un trionfo che ha il sapore dello scudetto.

Josè Mourinho, allenatore dell'Inter

  • a
  • a
  • a

Gli ultimi chiodi sulla bara del campionato li piantano Milito e Pandev. Più forte del Milan e di un arbitraggio vessatorio, l'Inter vola verso lo scudetto. Un'ora in 10, nel finale in 9 e con un rigore dubbio che ha richiesto un miracolo di Julio Cesar, ha lasciato ai rivali avare occasioni.  Forza, carattere, personalità. Avrebbe potuto essere una grande partita, l'ha avvelenata un arbitro sprovveduto, ma il verdetto finale è comunque ineccepibile. L'Inter menomata per un'ora, rosso a Sneijder per una ingenua frase irriguardosa (e il plateale vaffa di Borriello?), frutto però di precedenti decisioni arbitrali cervellotiche, giallo a Lucio per simulazione inesistente, giallo risparmiato a Ronaldinho, poi altri errori anche su possibili rigori nelle due aree. Avrebbe preteso più intelligente gestione una partita che era cominciata con tante perle, dal gol di Milito alle invenzioni di Pandev, quello perduto gratis dalla Lazio costretta al pari in casa dal Chievo. Galliani in tribuna, inevitabile riferimento del malumore dei tifosi interisti. Dubbio che le due squadre milanesi siano uguali, ma una più uguale dell'altra. Si va diradando, il nebbione che avvolgeva la rincorsa alla Champions League, non più così folto e compatto il plotone delle pretendenti, se non altro si dilatano i distacchi. Mentre salta la dodicesima panchina in Serie A, Serse Cosmi sbatte la porta e se ne va, il suo gesto per ora non trova imitatori da parte di chi dovrebbe riflettere sulle otto sconfitte di una squadra partita con ambizioni di scudetto, ma Ciro Ferrara è granitico. Stavolta appena accettabile la dimensione dell'aiuto che la Roma aveva avuto la settimana scorsa dagli altri campi, delle squadre candidate all'Europa importante petde terreno la sola Fiorentina, però di fronte al Palermo che diventa a sua volta rivale pericoloso. Splendido il lavoro di Delio Rossi che qualcuno nella Capitale sicuramente rimpiange, la Juventus spinta ancora un gradino più in basso, al sesto posto, dai tempi di Maifredi mai conosciuta situazione più imbarazante, almeno nelle stagioni non devastate dagli effetti di Calciopoli. Per nulla scoraggiato dall'impresa della Roma all'Olimpico di Torino, l'invincibile Napoli di Mazzarri passa a Livorno: con qualche stento, con tante grazie a Lucarelli, ma facendo infine valere una superiore personalità, pur regalando artiglieria pesante come quella garantita da Lavezzi e Quagliarella.   Prandelli addebita i vistosi disagi della sua Fiorentina ai troppo ricorrenti impegni, alla stanchezza affida la difesa del suo operato anche Ballardini, che però ha inflitto lungo riscaldamento a Rocchi, lasciandolo poi a bordo campo come Foggia, Un calo finale che ha consentito al Chievo, dopo le tante occasioni sprecate dai romani, di arrivare al pareggio con il giustiziere Pellissier, che con la Lazio ha un conto personale. Si complica la situazione, in zona rossa, per la vittoria del Bologna sul Bari e per l'imperioso ritorno del Catania, mentre il Siena frena ancora e l'Atalanta ha forse esaurito la sua breve fiammata. Per altro né la Lazio, né l'Udinese truffata dall'arbitro, hanno la dimensione di squadre realmente pericolanti, basta non esagerare nelle distrazioni, anche a livello societario, visti gli enigmi proposti da Lotito e, in Friuli, la decisione di allontanare un tecnico valido come Pasquale Marino. La Samp torna a sorridere, ma non si venga a dire che le colpe erano soltanto di Cassano.

Dai blog