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Davis, cambiare sì ma non così

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Oltreche di vecchiaia la Davis soffre del problema di uno sport individuale che stenta a diventare sport di squadra tanto diversi sono diventati gli interessi e la programmazione dei giocatori più forti. E' di qualche giorno fa la notizia che le prime otto giocatrici russe hanno dichiarato la loro indisponibilità per la prossima edizione della Fed Cup (la versione femminile della Davis) mentre l'anno scorso le sorelle Williams non hanno voluto dedicare nemmeno un giorno alla prova a squadre. Tornando alla nuova iniziativa, la prima impressione è che nemmeno i loro ideatori (non si capisce se sono alcuni giocatori o i loro manager) abbiano le idee chiare. Il primo rilievo è che è folle pensare ad una gara in sede unica con la partecipazione di 32 squadre la maggior parte delle quali dovrebbe mettere in campo giocatori nemmeno compresi tra i primi 200 del mondo. E' vero che all'ultima edizione della Davis hanno partecipato più di 100 paesi ma la suddivisione nelle varie zone ed in diversi livelli (ce ne sono cinque) evita di assistere a confronti assolutamente privi di equilibrio. L'altro problema è quello che questa fantomatica World Cup dovrebbe svolgersi una volta ogni due anni. Sappiamo come sia già complicato inserire ogni quattro anni il torneo olimpico in un calendario costruito sulle esigenze organizzative e climatiche delle città che ospitano i vari tornei individuali. Per far posto alla nuova gara bisognerebbe rivoluzionare in buona parte la stagione del tennis. Tutto questo non vuol dire che la Davis non abbia bisogno di una completa ristrutturazione. Da anni sostengo che un campionato del mondo a squadre dovrebbe avere, per essere rappresentativo , una formula più ampia (sei singolari e tre doppi). E' vero che questo formato favorirebbe i paesi di più solida organizzazione tennistica ma obbligherebbe le varie federazioni a lavorare in profondità e darebbe visibilità a giocatori che oggi non ce l'hanno. Tutto discutibile ma la cura che viene proposta non mi sembra possa giovare al tennis. Ne saprò di più a Melbourne e ne riferirò ma al momento la mia posizione è di grande scetticismo al limite dell'incredulità.

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