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Nei Massimi prosegue il dominio dei Klitschko ma la stella in ascesa è il filippino Pacquiao

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Alledifficoltà di una disciplina costretta ad andare contro corrente (le migliori condizioni di vita hanno diminuito le vocazioni), si è sovrapposta la confusione determinata dalle troppe categorie di peso e dalla insana proliferazione delle troppe sigle degli enti che pretendono di controllare uno sport che di essere controllato non vuole saperne. L'era d'oro del pugilato si è conclusa alla fine degli anni sessanta quando le palestre erano ancora piene, c'erano otto categorie di peso ed otto campioni del mondo. Poi sono nati la WBA ed il WBC, ben presto la IBF quindi la WBO. Ogni tanto, in funzione di qualche situazione particolare, ne nasce un'altra di queste organizzazioni ed ugualmente, sempre quando c'è la possibilità di qualche buon affare , ci sono tentativi di unificazione che durano fino a quando l'anarchia di fondo torna a prevalere. Il pugilato dilettantistico, almeno fino ad oggi, si è sottratto a questo processo di degrado nel senso che almeno c'è un'unica federazione internazionale universalmente riconosciuta e che si preoccupa di organizzare le Olimpiadi ed i Campionati del mondo, più altre competizioni a base regionale (campionati europei, asiatici, ecc.) Inevitabilmente anche il pugilato dilettantistico ha avuto (ed ha ancora) i suoi problemi. Il principale è la disonestà delle giurie che ha obbligato l'AIBA ad affidare i verdetti a delle macchinette che hanno snaturato l'essenza della boxe senza eliminare il rischio degli errori arbitrali. Per vincere tra i dilettanti i pugili vengono allenati a toccare il bersaglio senza la preoccupazione di dover cercare il k.o. concetto umanamente lodevole ma con la conseguenza che vengono consegnati al professionismo pugili senza le armi per imporsi quando dalle poche riprese e dalle maschere dei dilettanti si passa alla boxe vera. Il pugilato si può discutere. Se non conoscessi il pugilato ed i pugili come li conosco sarei probabilmente contrario alla boxe ma questo sport svolge, magari inconsapevolmente, un'opera di educazione e di controllo che in molti casi ha sottratto ad una vita pericolosa e violenta molti giovani. In altre parole credo che, pur rimanendo la boxe uno sport pericoloso e che può anche uccidere, muore meno gente perché c'è la boxe. Negli ultimi giorni ho avuto l'opportunità di commentare per Dahlia TV, che trasmette la maggior parte degli incontri di livello, alcuni mondiali con protagonisti che in molti casi non avevano la qualità per essere paragonati ai campioni degli anni migliori. E' andata in crisi la categoria dei pesi massimi. Dopo il declino, triste e doloroso, di Mike Tyson non c'è più stato un campione di pari popolarità e fascino. I due fratelli Klitschko, che detengono i tre quarti dei titoli disponibili in questa categoria, hanno oggi solo uno sfidante credibile, l'inglese David Haye, che avendo battuto il gigante Valuev ed avendo alle spalle una solida situazione organizzativa, può forse garantire alla prossima stagione, se accetterà di affrontare uno dei due fratelli, un incontro importante. Tuttavia l'incontro più interessante, sul piano sportivo ed economico, sarebbe dovuto essere quello tra il filippino Manny Pacquiao e l'americano Floyd Mayweather, che è tornato all'attività, dopo avere annunciato il ritiro, solo per la possibilità di disputare un match miliardario. La data fissata era il prossimo 13 marzo, la sede naturalmente Las Vegas, che ormai da qualche anno ha sottratto al Madison Square Garden di New York il titolo di capitale mondiale del pugilato. Ma le polemiche sui controlli antidoping richiesti da Mayweather hanno messo a rischio l'incontro. L'agente di Pacquiao ieri ha detto che l'incontro non si disputerà più. Si vedrà.

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