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Trap vuole il pari ma non lo dice

Giovanni Trapattoni

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DUBLINO - Quattro minuti di analisi della sfida Irlanda-Italia in un inglese sofferto ma ammirevole, poi rivolto all'uditorio una domanda secca come neanche l'asciutta lingua di Shakespeare consente: «Capito una mazza?...». Caro, vecchio e immutabile Trap: a 70 anni suonati si regala l'ennesima vigilia da protagonista, stavolta da avversario del calcio italiano. E anche se dice «noi irlandesi», anche se parla di «giocare sempre per vincere», lui che certe volte pareggerebbe pure a carte, anche se sottolinea di non volere creare problemi all'ex nemico Lippi con la storia di Cassano («ma a me quello lì ha dato grandi soddisfazioni...»), è ancora lui: una certezza in un mondo che ne offre sempre meno. Nel suo monologo il ct dell'Irlanda non tocca le vette polemico-linguistiche dei tempi di «Strunz», né offre perle di lucidità tattica: piuttosto snocciola pillole di buon senso che non calano dall'alto. «Io, che non ero granché, sono stato fortunato ad appoggiare la mia mediocrità volenterosa sulla classe di gente come Pelè, Cruyff, Rivera, Sivori». È davvero simpatico ma ancora furbo e lucido: per evitare parodie dribbla la sua frase-simbolo («non dire gatto se non ce l'hai nel sacco») anche se nella situazione ci starebbe bene. E vorrebbe scansare anche l'impegno di un commento su Cassano e Totti in azzurro: «È toccato a tutti i ct - spiega - essere contestati per qualcuno: io avevo Baggio e qui con l'Irlanda ho un certo Steve Ireland, Sacchi i suoi, ed a scendere fino a a Valcareggi...»). Ha persino ufficializzato la formazione (in difesa recuperati Dunne e St.Ledger, a centrocampo a destra a contenere le avanzate di Grosso ci sarà l'esordiente Lawrence, in avanti confermatissimi Robbie Keane e Kevin Doyle), ha però fatto svolgere a porte chiuse l'allenamento. «Sennò - bisbiglia ai cronisti italiani ridendo - voi spiate calci d'angolo e punizioni e riferite a Lippi. Si sa, l'Italia è un paese cleaver, intelligente...». Che però viene rappresentato spesso in maniera inadeguata. Ieri un giornale locale per favorire la vendita dei biglietti per il match di oggi ha pubblicato una manchette in cui il Trap viene ritratto alla maniera del Padrino. «Io non sono mafioso». Piuttosto, gli piace il poster enorme che tappezza Dublino e lo definisce mister Hope, «Speranza». «Di arrivare ai play off per la qualificazione ai mondiali, il primo posto nel girone credo sia al 90 per cento dell'Italia».

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