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Mexes rimane: "Giuro fedeltà"

Il difensore giallorosso Philippe Mexes

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Sempre più romano, sempre più leader. Philippe Mexes ormai è un veterano. Sta per iniziare la sua sesta stagione in giallorosso, carico e senza il minimo dubbio sul futuro. Roma gli è entrata nel cuore, la città ricambia l'affetto: il sindaco Alemanno lo ha premiato come vincitore del sondaggio tra il lettori de Il Tempo per eleggere «Lo straniero più romano». Anche Totti lo ha «adottato». Ieri si è messo ad ascoltarlo durante la conferenza stampa, poi lo ha portato a pranzo insieme a papà Enzo. La grande famiglia romanista progetta la stagione del riscatto, Mexes è pronto a fare la sua parte. Siamo sicuri che resterà a Roma? «A me fa piacere se una squadra si interessa a me, ma io sto bene qui. Sono reduce dalla mia peggiore stagione in 5 anni, non ce la faccio ad andare via così». Non le piacerebbe andare a vincere di più da un'altra parte? «A Roma sto bene come si sta in squadre che vincono dieci scudetti e dieci coppe. Abbiamo un gruppo fantastico che altrove non troverei e mi basta questo. Anche quando arrivi sesto alla fine del campionato cresci professionalmente perché passi dei momenti delicati». Lo scudetto è solo un sogno? «Faremo di tutto perché abbiamo voglia di riscatto, poi dire che possiamo lottare per lo scudetto è un discorso ancora lontano. Intanto pensiamo a prendere meno gol altrimenti non si va da nessuna parte». È pronto a guidare la difesa? «Devo essere un leader ancor di più rispetto agli altri anni. Ne abbiamo bisogno dopo aver perso Panucci». Come si diventa leader? «Non c'è bisogno di strillare in campo. Anziché gridare agli arbitri ,devo guidare la squadra e impegnarmi di più». Come mai tutta questa autocritica? «Non sono contento della scorsa stagione, mi sento responsabile per i gol presi. Penso sia lo stesso per De Rossi e altri miei compagni». Riuscirà ad essere meno nervoso in campo? «Se lo dico è peggio. Ci provo, ma poi quando giochi è tutto diverso. Quest'anno allenamenti doppi per punizione a chi protesta? Allora devo stare attento altrimenti sarà dura...». Che attaccante serve alla Roma? «Ibrahimovic. Costa troppo? Ce ne sono tanti altri. Shevchenko è stato Pallone d'Oro, Trezeguet può segnare 50 gol all'anno, anche Borriello è bravo. L'importante è che arrivi una punta alta così possiamo cambiare modo di giocare». Menez sembra ancora «spento». Che gli succede? «Sto provando a scuoterlo qui in ritiro...Sembra antipatico, ma non lo fa apposta: è introverso, non si sa da che parte prenderlo. Ma calcisticamente possiede qualità che in pochissimi hanno. Gli consiglio di andare via? Lui aspira al Mondiale quindi ha bisogno di giocare. Dopo l'anno scorso è un po' preoccupato, deve fare quello che si sente». Come vanno le cose con Domenech? «Non lo sento da un po' ma abbiamo parlato e chiarito tutto. Nedved è senza squadra. Un avversario antipatico in meno? «Mi dispiace, rimarrà un gran calciatore. Punto».

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