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Effetto Ronaldo

Cristiano Ronaldo

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Che fra due tipi così scoppiasse l'amore era scritto nel destino. Ad accomunarli c'è soprattutto il fiuto per gli affari. Basti pensare che circa due mesi fa Cristiano Ronaldo, quando il trasferimento al Real era ancora una chimera, aveva già acquistato i diritti economici del marchio «CR9» sul territorio spagnolo. E che Florentino Perez, presidente delle «merengues», ha cercato fino all'ultimo, senza riuscirci, di convincere l'asso portoghese ad aggiungere un «C» puntata al fianco di «Ronaldo» sulla sua nuova «camiseta» numero 9. L'obiettivo? Differenziare la maglietta da quella che, qualche anno fa, indossava il «primo» Ronaldo, quello brasiliano, e costringere gli irriducibili dei gadget a comprarne una nuova. Non gli è andata bene, ma il presidente avrà certamente modo di rifarsi con gli interessi. I primi effetti di questo matrimonio celebrato a suon di milioni di euro - 94, per l'esattezza - si è visto ieri alla presentazione del talento portoghese al «Bernabeu». Circa settantamila spettatori accorsi allo stadio per una semplice passerella, quando nel nostro disastrato calcio certi pienoni non si verificano neanche per i derby d'alta classifica. Almeno in questo, l'asso ex Manchester United ha già battuto il neo compagno Kakà, che al Bernabeu aveva radunato 55 mila persone (fuori classifica Albiol, che si è dovuto «accontentare» di 10 mila anime). La prima giornata madrilena di Cristiano Ronaldo è iniziata intorno all'una del pomeriggio con l'atterraggio all'aeroporto privato di Torrejon in compagnia del proprio staff al completo: familiari, amici e cuoco personale. Immediato il trasferimento alla clinica La Moraleja de Sanchinarro per le rituali visite mediche. E mentre il portoghese era impegnato a dimostrare il proprio perfetto stato fisico, davanti al Bernabeu si erano già radunate alcune migliaia di persone, e c'è da meravigliarsi che il vulcanico Perez abbia consentito l'ingresso gratuito, rinunciando al primo grande incasso stagionale. La passerella è proseguita con le interviste ai media «ufficiali» del Real e poi, per i fotografi, con la firma del contratto che, in realtà, era stato sottoscritto, con abbondanza di dettagli, nelle scorse settimane. Poi finalmente il momento dello stadio. Al pubblico in attesa - tantissimi sono rimasti fuori dal Bernabeu - vengono mostrate dai maxi-schermi le prodezze del portoghese, dagli esordi per arrivare al Manchester e alla Nazionale. Alle 21.17 Ronaldo calca l'erba del Bernabeu per il battesimo da «Galactico». Passano altri 4 minuti prima che Perez gli lasci il microfono. Che, vista la pochezza del discorso («essere qui era il mio sogno da bambino, alè Real Madrid») lui fortunatamente abbandona presto per darsi ai palleggi col pallone. Ogni tocco è un boato, mentre alle spalle del fuoriclasse i miti Di Stefano ed Eusebio sembrano quasi infastiditi da tanto rumore. Al termine della fastosa cerimonia parte il momento più atteso dai contabili della società: la vendita delle magliette ufficiali. Resta il dubbio: riuscirà una squadra fatta tutta di fenomeni a vincere qualcosa? Ma la sensazione è che, per Perez, i titoli sportivi siano l'ultima delle preoccupazioni. Prima viene il marketing. A giudicare dalla folla di ieri sera, ha ragione lui.

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