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Il singolare attendismo biancoceleste

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Nelgiro di valzer delle panchine, non insolita prerogativa del panorama calcistico nazionale, qualcuno è già in pista a volteggiare, altri destinati, per il momento, allo scomodo ruolo di tappezzeria, in attesa di un invito che tarda ad arrivare, quando non è già tramontato. La scelta aziendalista della Juve è caduta su Ciro Ferrara, una sorta di scommessa: ma chiaramente, visti gli sviluppi, il no di Blanc e il silenzio forzato di Spalletti, una decisione quasi obbligata. Altri colloqui in casa romanista, strana questa improvvisa loquacità dopo mesi di linguaggio dei muti, messaggini piccati a distanza fra Totti e il tecnico, segnali di nervi un po' tesi. C'è da lavorare per riproporre la serenità che era stata alla base di tanti successi nelle stagioni precedenti, a parte l'ultima che pretende riscatto. Sempre che il bilancio possa garantire almeno l'attuale organico che, senza guai fisici, resta di buon livello. In questo turbine di notizie già ufficiali, singolare anche la posizione della Lazio, ormai limitate le scelte per l'inevitabile successione di Delio Rossi dopo il sì di Walter Zenga al Palermo, meglio non immaginare gli scenari dei prossimi derby siciliani. Virtualmente conclusa la stagione dopo la conquista della Coppa Italia, rimanevano tempi più che ragionevoli prima degli appuntamenti di agosto, la Supercoppa a Pechino e gli impegni di Europa League a ridosso dell'avvio del campionato. Sorprende un po' che si sia arrivati ai primi di giugno senza certezze, personalmente ritengo che un obiettivo interessante potesse essere un laziale «doc» come Angelo Gregucci, sul quale è arrivata però l'Atalanta. Restano i nomi di Ballardini e di Giampaolo, pregi ed eventuali limiti già facilmente individuabili, lecito interrogarsi su ulteriori indugi. Tempo da perdere, esaurito.

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