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Le retrocessioni e il malfunzionamento della Lega

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Lasorpresa non consiste in questa separazione, meditata peraltro da qualche tempo dopo una serie infinite di riunioni, ma nel fatto che la Lega Calcio abbia potuto funzionare per tanti anni pur mancandole i requisiti fondamentali che il concetto di Lega dovrebbe obbligatoriamente contenere. Tra questi requisiti il più importante è evidentemente quello della omogeneità, che vuol dire uniformità di dimensioni (topografiche ed economiche), di tradizioni, di possibilità, di obiettivi. C'è purtroppo, a monte, un problema insormontabile che mi impedisce di fare il paragone con le migliori e meglio organizzate Leghe sportive del mondo, che sono quelle che gestiscono i quattro campionati a squadre più importanti negli Stati Uniti (football, basket, baseball ed hockey). Da quelle parti hanno sempre applicato il concetto del numero chiuso, che ovviamente non prevede il meccanismo delle promozioni e delle retrocessioni, così come accade in tutti i maggiori campionati europei. Se hai alle spalle una città, uno stadio ed una proprietà adeguati puoi giocare, altrimenti non entri e ti metti in fila, sperando che si liberi un posto. Ora capisco perfettamente che non puoi sottrarre agli italiani (ma direi agli europei) il giochino diabolico e affascinante delle promozioni e delle retrocessioni ma è proprio questa la ragione per cui non è applicabile - e non potrà mai trovare un modus vivendi accettabile - il concetto di Lega. La spaccatura che alla fine ha determinato la famosa scissione è stata approvata da 19 delle venti squadre della serie A. Chi ha votato contro? Il Lecce, naturalmente, perché ha molte probabilità di dover giocare il prossimo campionato in serie B a meno di un miracoloso finale di stagione che al momento appare imprevedibile. Avrebbe potuto farlo anche la Reggina (ha un piede e mezzo in serie B), ma non è questo il punto. È evidente che è più semplice (lasciamo stare le coronarie dei tifosi) passare da un campionato all'altro, che passare da una Lega ad un'altra. Ci sono stati, nella storia del nostro calcio, due casi di tre retrocessioni consecutive (ne sono state protagoniste il Bari e la Lucchese). Queste variazioni di «status» rendono impossibile una corretta gestione di una Lega. Basti pensare che solo cinque squadre italiane (le due milanesi, le due romane e l'Udinese) hanno preso parte a tutti gli ultimi otto campionati di serie A per dare un'idea della scarsa stabilità di una Lega, costretta ogni anno a rinnovare i suoi quadri, i suoi consiglieri e ora anche il suo presidente.

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