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Questa volta il titolo della rubrica ...

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Tutto è nato da una meritevole e spontanea iniziativa dei giocatori della Fiorentina e dell'Inter, certamente favorita dal clima particolare determinato dalla dolorosa scomparsa della moglie di Cesare Prandelli. Viene annunciato che la Lega non ha concesso alcuna autorizzazione che però arriva il giorno dopo sotto forma di una disposizione che renderebbe obbligatorio il terzo tempo, com'era stato impropriamente chiamato il saluto che si erano scambiati i protagonisti della partita di Firenze. Martedì si scatenano i giornali che dedicano tutti almeno una pagina ad una serie di studi su quello che avviene negli altri sport, dal rugby alla pallavolo. Vengono ricordati i rarissimi (non più di due o tre) episodi di fair play che si sono verificati nella storia del nostro campionato di calcio, vengono naturalmente taciute le sceneggiate, le scorrettezze, gli imbrogli messi sistematicamente in atto dai nostri calciatori. Colti di sorpresa, alcuni commentatori, anche autorevoli, plaudono all'iniziativa della Lega. Purtroppo lo fa anche il presidente del Coni. In realtà tutta la commedia dimostra soltanto quanto sia lontano il fair play dalla nostra cultura (!?). Fortunatamente ha preso immediatamente consistenza il partito di coloro che hanno sostenuto la cosa più ovvia e cioè che per avere valore il saluto tra avversari deve essere spontaneo. Renderlo obbligatorio ne snatura il significato ed il valore. Alcuni rivendicano la peculiarità del calcio che proprio perché è lo sport più popolare nel nostro paese ne assorbe inevitabilmente le caratteristiche peggiori. Nella scorsa stagione ben cinque delle venti squadre della nostra serie A sono state penalizzate, una situazione che non trova riscontro in tutta la storia dei campionati degli altri paesi. È naturalmente auspicabile che il nostro calcio sia capace di migliorare la sua scadente immagine ma deve farlo da solo attraverso il comportamento dei calciatori, dei dirigenti, di tutti gli addetti ai lavori ed anche del pubblico, un'impresa che a mio modesto parere ha poche probabilità di essere realizzata. Imporre le stretta di mano finale non solo non aiuta ma è anche una sconfitta.

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