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Aquilani in campo accanto a De Rossi

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Donadoni si aspetta soprattutto che la sua nazionale «stia attenta a evitare figuracce» anche perché la gara sarà anche un commosso ricordo di Giacinto Facchetti, capitano dei capitani azzurri. Il ct vuole inviare con l'avviso anti-scivolate un messaggio ai nuovi azzurri, da Aquilani a Brocchi, perchè «non sprechino l'occasione». E soprattutto consolidare l'immagine ritrovata di una squadra in ascesa. Raddrizzata la classifica di qualificazione europea e in parte il blasone azzurro, Donadoni spera ora «di riuscire simpatico, anche perchè ce le metto tutta per fare al meglio il mio mestiere». E soprattutto comincia a nutrire la speranza che a far sorridere i tifosi sia la sua Italia, dopo quella vincente di Berlino. Un buon ponte di passaggio, in questo senso sarebbe il Pallone d'oro a un italiano: dopo le voci, non scevre di affetto campanilistico, su una vittoria certa di Buffon ora il ruolo di giocatore in pole position è per Cannavaro. E in questo caso la candidatura sembra ancor più solida: «Sarebbe fantastico, nell'anno del Mondiale», sorride Donadoni. In attesa di sapere se l'anno più azzurro del nostro calcio si chiuderà davvero con un altro oro e di capire se l'annuncio del secondo figlio di Totti allontana ancor di più la prospettiva nazionale per il 10 della Roma, Donadoni affida a un'altro giallorosso le chiavi dell'Italia. Assente Pirlo, Daniele De Rossi sarà riproposto nella veste di regista davanti alla difesa, come fu a Tbilisi. E a centrocampo test per i due nuovi, Aquilani e Brocchi, per i quali resta da definire solo il minutaggio. «Dubbi di formazione ancora ne ho - ha ribadito Donadoni - Ma per il modulo penso al 4-1-4-1 della Georgia. Partendo con i giocatori che hanno giocato di più, per poi sfruttare gli otto cambi a disposizione». Grande curiosità, nel campo avversario, per il ct turco, quel Fatih Terim che ha allenato Fiorentina e Milan, esperienze in realtà non troppo fortunate. «Questo Paese è la mia seconda casa - spiega - Mi piace molto tornare qui e ho sempre un bel ricordo dell'Italia. Non è un periodo facile per noi, ma l'importante è ricordare la grande memoria del grande capitano Facchetti, il risultato conta molto di meno». Terim non esclude un suo ritorno su una panchina italiana: «Perchè no? Non lo escludo di certo anche perchè, se tornassi, avrei molta più esperienza di prima».

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