Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

La nuova Italia di Donadoni punta sul ritorno dell'ex giallorosso

default_image

Il ct: «È stato il capitano della Roma a parlarmi bene del barese»

  • a
  • a
  • a

Con un'altra Italia e altre risposte due settimane dopo l'amichevole con la Croazia. L'inizio, però, è lo stesso: «Io sono qui per mettere la mia esperienza e il mio vissuto al servizio dei ragazzi», dice subito il ct. Che sa bene di aver raccolto un'eredità pesante accettando la panchina della Nazionale campione del mondo e che per questo prova a tenere il passato confinato nel passato. «L'Italia — continua — ha fatto benissimo ma ora dobbiamo essere bravi a metterci tutto alle spalle. Avere la quarta stella sulle maglie non deve essere solo un peso ma anche uno stimolo in più. Difendiamo la Coppa del mondo ma questo non deve pesare. Dovremo essere bravi a farci guardare dagli altri con invidia. Dobbiamo tenere alto il nome di una nazione». C'è da cancellare la sconfitta con la Croazia, quella rimediata dalla «Italia B» a Livorno. Definizione che a Donadoni non piace: «Contesto chi nella precedente occasione ha parlato di Italia non vera. È chiaro che i protagonisti determinano sempre le situazioni ma sono anche condizionati dalle situazioni». La grande novità è il ritorno in azzurro di Cassano, che mancava dallo 0-0 con la Norvegia del 4 giugno 2005. Donadoni spiega: «Cassano è il perfetto esempio del fatto che tutti hanno la possibilità di rientrare nella mia Nazionale. Lui è un giovane che ha talento, ha già indossato la maglia azzurra con oneri e onori. Sono convinto che saprà sfruttare questa opportunità. Antonio sa di aver sbagliato in passato. È un ragazzo estremamente semplice, con cui serve chiarezza. Lui sa quale è stata la sua carriera sino ad oggi. Io confido nel fatto che arriva in una Nazionale con giocatori importanti e non voglio sentire parlare di alcun dualismo. Secondo me Cassano può dare ancora maggiore coesione a questo gruppo. Spero di non essere smentito». Ci crede nell'ex romanista il ct: «Se uno come lui gioca nel Real Madrid — spiega infatti — forse qualche merito e qualche qualità ce l'ha. Noi dovremo essere bravi a farle venire fuori. Se ho sentito Capello? Io ascolto tutti, ma poi le valutazioni le faccio per conto mio. Sicuramente Cassano ora è uno che ha più minuti nelle gambe rispetto a tutti». Non sarà però una Italia Cassano dipendente: «No, io voglio una Nazionale con tanti punti essenziali e non con un solo giocatore fondamentale. I giocatori in questo Mondiale hanno dimostrato di essere una squadra. Sarei un pazzo se buttassi via tutto il lavoro fatto in questi mesi. Ora ci aspetteranno tutte partite con squadre che hanno voglia di batterci, perchè l'Italia è campione del mondo». Non solo Cassano, però. Donadoni non ha trascurato nessuno in questo primo mese di lavoro. «Ho parlato con tutti — precisa — anche se qualcuno non mi ha risposto al telefono, forse perché non conosce il mio numero e si sarà chiesto "chi è questo rompiscatole?". Le scelte che ho fatto le ho fatte comunque in maniera ragionata, anche con loro. Il propellente della Nazionale dovrà essere lo spirito di gruppo». Aspettando Totti, che non si è sentito ancora pronto per tornare in Nazionale. «Totti mi ha dimostrato di essere un grande professionista e un ottimo ragazzo. Ha detto cose estremamente positive anche su Cassano a differenza di quello che si era letto sui giornali». Nessun trattamento di favore, comunque, per il romanista: «Io non voglio avere figli e figliastri. Voglio solo tanti uomini che ragionano con una certa testa. Quando ci saranno le condizioni ideali, Totti tornerà a far parte del gruppo». Qualche rimpianto, invece, per lo slittamento dei campionati al 9-10 settembre. E i Nazionali andati all'estero, come Cannavaro e Zambrotta? «Non credo che il livello del calcio italiano si sia abbassato per questo. Certo dipiace perdere per il campionato giocatori importanti, magari però ci sarà più spazio per i giovani». Infine il grazie a Lippi: «Ho parlato con Lippi. Il mio lavoro sarà sicuramente facilitato da quello che lui è stato bravo a fare, cioè un gruppo».

Dai blog