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Così la società rischia di perdere una grande chance

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Che cosa sia rimasto di quelle belle parole, sta a testimoniarlo l'umore, o malumore, di Luciano Spalletti, che ulteriori margini di miglioramento è obbligato a sognarli, più che a predefinirli. In tempi di forzati risparmi, Roma assente nella rincorsa a giocatori di primissima schiera resisi improvvisamente disponibili dopo la bufera estiva, ma anche riluttante ad avventurarsi in qualche acquisto impegnativo, tanto per non dover tenere nel dindarolo i soldi europei piovuti dal cielo. Perplesso, prima ancora che fieramente deluso, il popolo giallorosso: se il suo amatissimo tecnico parla di terzo posto come traguardo ragionevole, nella stagione della Juve cancellata e del Milan con il freno a mano, scarsi restano i margini per l'entusiasmo e per il pensare in grande che fino a qualche anno fa erano stati di casa a Trigoria. Problemi di bilancio, capitali che si spostano, disponibilità modesta: forse sarebbe stato meglio apprenderlo in precedenza, ma sappiamo bene che, a livello di comunicazione, la Roma vale un paio di pesci rossi vagolanti in due vasi differenti. Ma anche di organizzazione è giusto parlare, soprattutto in base a quelle eccedenze scoperte, almeno pubblicamente, quando la nuova stagione stava per aprirsi, come se una dozzina di giocatori da mettere sul mercato, per far cassa ma anche per abbassare il tetto degli ingaggi, rappresentassero un particolare trascurabile, da valutare all'ultimo momento. A Trigoria forse erano troppo impegnati a mandare a casa Eusebio Di Francesco, magari poco cinico nella sua onestà morale, o a liberarsi di un personaggio dello spessore di Damiano Tommasi, che nella Roma avrebbe avuto diritto a un posto a vita. Probabile che Spalletti abbia voluto lanciare una sorta di provocazione, ipotizzando addirittura il possibile addio a un pezzo da novanta in difesa: giusto per far intendere a orecchie sorde che le ambizioni si costruiscono partendo dalla blindatura, in organico, dei giocatori più importanti. Certo, non sarà facile trovare i soldi per quei puntelli che Spalletti richiede, ma quando si parla, per dire, di Kuffour o di Nonda, si dimentica che nei pacchi colorati di Babbo Natale è più facile trovare, anziché pietre preziose, trombette di plastica. La Roma, come società, a mio avviso non ha saputo intravedere quale occasione si presentasse nel condividere la teorica leadership nazionale con la sola Inter. E come la situazione delineata dalle sentenze sportiva potesse suggerire qualche nuovo indirizzo, invogliando magari finanziatori fin qui poco entusiasti di un trantran più vicino alla mediocrità che alla gloria. Per ora si è rivalutato Mido, sempre che rimanga, sono arrivati un paio di giocatori a fine contratto, il traguardo più ambizioso è rimasto a lungo Vucinic: giovane, bravo, però pur sempre un protagonista di una retrocessione.

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