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di DOMENICO LATAGLIATA TORINO — Cannavaro, Zambrotta e Ferrara gli hanno portato la Coppa del Mondo.

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E il professor Donadio, che lo ha in cura, ha ammesso «di averlo visto molto felice, un po' rideva e un po' piangeva. Una giornata così l'aveva vissuta soltanto quando era venuto a trovarlo l'arcivescovo di Torino, il cardinale Severino Poletto». Entrando da un ingresso secondario, per evitare l'assalto di un migliaio di tifosi e appassionati - a dire il vero poco rispettosi del fatto di trovarsi all'interno di una struttura ospedaliera -, Cannavaro, Zambrotta e Ferrara sono arrivati appena prima delle 15: «Una volta entrati nella stanza - racconta Donadio -, il capitano della Nazionale ha aperto una borsa nera e tirato fuori la coppa. Mi sono emozionato io, figuriamoci Pessotto: mancava il sonoro perché è ancora intubato, ma l'emozione è stata davvero fortissima. C'è stato un po' di trambusto, è vero: però certe occasioni vanno concesse e gli altri pazienti hanno capito. È un po' come quando arriva un parente dall'Argentina: lo si fa entrare a tutte le ore». È stata poi la volta di Del Piero: «So che ci aspettava. L'incontro è stato un momento forte, ci siamo salutati e io sono contento di essere venuto a trovarlo». Del Piero ha poi aggiunto: «Gianluca è forte, l'ho trovato bene. Ora deve continuare questa battaglia: sono sicuro che alla fine la vincerà».

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