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IL CASO VITERBESE

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Esposto del sindaco sulla retrocessione

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Io gli risposi che non capivo cosa intendesse dire e lo invitai ad essere più esplicito. Infine gli dissi che anch'io avevo parenti siciliani». Così il sindaco di Viterbo, Giancarlo Gabbianelli ricostruisce i giorni tra la fine di giugno e gli inizi di luglio del 2004, quando la Viterbese fu estromessa dal campionato di C1 per gravi inadempienze sociali (in pratica la nuova proprietà non presentò nemmeno la richiesta d'iscrizione). Poche settimane prima, Fabrizio Capucci, che aveva portato i gialloblù a disputare i play off per la serie B, aveva venduto la società a tal Franco Greco. Questi non riuscì, o non volle, iscrivere la Viterbese al campionato 2004-2005, tanto che la Lega di serie C la retrocesse d'ufficio in Terza Categoria. E proprio questo è il nodo fondamentale della vicenda, su cui sta indagando la procura della Repubblica di Roma, alla quale la procura di Viterbo ha inviato per competenza l'esposto presentato dal sindaco di Viterbo, Gabbianelli. La mancata iscrizione al campionato, infatti, svincolò l'allenatore e il parco giocatori della Viterbese da ogni obbligo contrattuale. Tanto che ben quattro di loro Vincenzo Santoruvo, Stefano Bianchini, Lorenzo Riganò e Alessandro Gazzi, nonchè l'allenatore Guido Carboni, passarono a parametro zero al Bari (il presidente è Vincenzo Matarrese, fratello di Antonio che è stato dal 1987 al 1996 presidente della Figc). Altro particolare della vicenda è che almeno tre dei giocatori e lo stesso allenatore Carboni appartenevano alla scuderia Gea-World. «La Lega di serie C - dice ancora il sindaco Gabbianelli - ci disse che per iscrivere la Viterbese al campionato di C1 avremmo dovuto pagare 400mila euro in un'unica rata. Una cifra che noi non avevamo, ma che sarebbe stata abbondantemente coperta vendendo il solo Santoruvo. Resta da capire perchè il suo contratto fu lasciato scadere senza provvedere prima a cederlo, ripianando così il buco di bilancio». Il sospetto è che la Viterbese non sia stata venduta da Cappucci a Greco, ma «rottamata». Nel corso dell'inchiesta sul crac della società, dichiarata fallita nel febbraio 2005, furono arrestati per bancarotta fraudolenta sia i vecchi che i nuovi proprietari: l'ex presidente Fabrizio Capucci (ai domiciliari per motivi di salute), il suo successore Giuseppe Flenghi, il direttore generale Giorgio Chessari, e Francesco Grego (che si rese irreperibile per alcune settimane prima di costituirsi). Il sindaco Gabbianelli, per far restare la squadra nel calcio professionistico, fondò una nuova società, la Viterbo Calcio, e chiese di usufruire del cosidetto Lodo Petrucci che avrebbe consentito l'iscrizione al campionato di C2. Ma la richiesta fu respinta dalla Lega. Il Viterbo Calcio, però, la spuntò ricorrendo al Consiglio di Stato. E proprio alla sentenza favorevole al Viterbo Calcio si riferisce la conversazione telefonica intercettata tra Luciano Moggi e il segretario generale della Figc, Innocenzo Mazzini, durante la quale il ds della Juventus dice: «È necessario far fuori il presidente della sezione del Consiglio di Stato, Fracione».

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