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Fabris vince anche i 1500 metri di velocità Per il pattinatore azzurro è la terza medaglia dopo il bronzo nei 5000 e lo show in staffetta

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Alle 17,34 di ieri, Enrico Fabris ha iniziato la sua fatica sui 1500 metri di pattinaggio su ghiaccio: 1'45''97 dopo si era messo in tasca l'oro olimpico, il secondo della sua Olimpiade dopo quello vinto in staffetta. Ori cui va aggiunto anche il bronzo nei 500 metri. In pratica: in una settimana, il vicentino è passato dall'essere un signor nessuno, nella terra degli amanti del calcio, al ruolo di eroe nazionale. Nella storia dei Giochi invernali, nessun azzurro aveva saputo fare di meglio: persino Alberto Tomba aveva vinto «solo» due ori a Calgary 1988, così come il bobbista Eugenio Monti a Grenoble 1968. Dettagli, alla fine. Perché sbaragliare la concorrenza come ha fatto questo perticone che ama la chitarra elettrica e adora i Metallica è impresa vera e stop: inutile quasi mettere a confronto epoche e discipline diverse. La verità è che quanto andato in scena in questi giorni all'Oval Lingotto è una lezione di sport e di cultura sportiva. In Olanda Fabris, che è anche campione europeo in carica, è conosciuto quanto Del Piero in Italia. Ieri, nel giro d'onore, ha raccolto bandiere italiane ma anche olandesi. Un eroe totale, ecco cosa è diventato. Spontaneo, con la faccia pulita e tanta voglia di sacrificarsi. La pressione? Gli ha fatto un baffo. Si è piazzato nella sua corsia e, allo start, ha cominciato a mulinare gambe e braccia. Lentamente, come abitudine e tradizione. E' un diesel, Fabris. Non parte mai veloce. Poi però innesta il turbo e non si ferma più. Tra i vari dati che emergono dalla gara di ieri, questo è impressionante: il secondo arrivato, l'americano Shani Davis, ha subito un distacco di 1''44 negli ultimi 400 metri. Un' enormità, ai 50-60 km/h cui sono abituati questi atleti. Quando ha pattinato Fabris, in testa c'era il russo Skobrev e mancavano ancora otto concorrenti al traguardo: ebbene, nella successione degli intertempi, il Nostro occupava inizialmente la poco nobile posizione numero 17, progredendo poi alla 15 e alla 6 prima del trionfo finale. Per mettere a segno questo genere di imprese, servono muscoli ma anche testa: capacità di concentrazione, impermeabilità agli agenti esterni, piena consapevolezza nei propri mezzi. Tutte cose che evidentemente fanno parte del bagaglio di Enrico Fabris. «E' un sogno che continua e non finisce mai — ha detto alla fine — io l'uomo dei Giochi? Può darsi, ma me ne renderò conto quando tornerò a casa e passeggerò da solo nei boschi. Sono quasi senza parole, ho trovato forze che non credevo di possedere: a questo punto, credo proprio che firmerò qualche autografo anche in Italia e non più solo in Olanda». Nei prossimi giorni di sicuro, sperando che il tutto non lo cambi e che la vetrina resti aperta ancora per po' e non si riaccenda solo in occasione dei Giochi di Vancouver 2010. Quando, c'è da scommetterlo, Fabris sarà più che mai l'uomo da battere. Un italiano re del pattinaggio sul ghiaccio: a pensarlo prime dell'inizio dei Giochi, ci sarebbe stato di che scoppiare a ridere. Oggi ha il Paese intero ai suoi piedi e ieri, appena finita la gara, ha ricevuto le telefonate del Presidente della Repubblica Ciampi (che non è riuscito a parlargli personalmente) e del Consiglio Berlusconi: «Tutti mi dicono che sono entrato nella storia dello sport italiano, pian piano me ne sto convincendo anche io — ha aggiunto Fabris — e mi commuovo se penso che sono proprio io a trasmettere ai miei connazionali quelle sensazioni che ho provato per primo vedendo Stefano Baldini vincere l'oro olimpico: quel giorno ho pianto dall'emozione, pensare che alcuno potrebbe aver fatto lo stesso vedendomi salire sul primo gradino del podio mi lascia senza parole». Sembra il titolo della canzone di Vasco Rossi: è il pensiero di un ragazzo qualsiasi con due motori al posto delle gambe e che venerdì farà passerella, teoricamente senza ambizioni, sui 10.000 metri. Cominciando però a pensare che in futuro anche cinque ori nella stessa manifestazione potrebbero essere impresa fattibile: per ora c'è riuscito solo Eric Heiden,

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