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Decathlon, i figli di «Sentiero Lucente»

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Indiano pellerossa Sac and Fox, «Sentiero Lucente» dominò da lontano, con la maglia degli Stati Uniti, le gare di pentathlon e di decathlon nel programma olimpico dei Giochi di Stoccolma, anno 1912. Più che alle schiaccianti affermazioni, la sua celebrità è tuttavia legata a quanto avvenne qualche mese dopo i Giochi svedesi. Nel gennaio successivo, un ficcanaso di Vorcester rivelò come l'olimpionico avesse qualche anno prima percepito 15 dollari alla settimana giocando in una squadra di baseball della Eastern Carolina. Puntuale scattò l'inchiesta della Federazione americana, ed altrettanto puntuale, secondo l'ipocrisia in cui si dilettò per lunghi decenni l'organizzazione sportiva mondiale, la squalifica per leso dilettantismo. Fu solo nel 1982, con resipiscenza tardiva, che il Comitato Olimpico Internazionale giunse alla riabilitazione del grande atleta, consegnando alle figlie commosse di Sentiero Lucente le «medaglie della vergogna». Il lontano episodio di cui fu protagonista e vittima Jim Thorpe serve a richiamare l'attenzione sulla gara di decathlon che oggi concluderà il suo massacrante percorso agonistico con le ultime cinque prove, 110 ostacoli e lancio del disco di prima mattina, asta ad ora di pranzo, giavellotto a metà pomeriggio, ed ultimo, definitivo calvario ad ora di cena con i 1.500 metri. Gara straordinaria, il decathlon, gara di coraggio, di forza, soprattutto di versatilità e di resistenza, assimilabile per caratteristiche e per intensità emotiva a quella femminile dell'eptathlon, che abbiamo visto nelle prime due giornate dei mondiali giocata sul filo di pochi punti di differenza tra l'esuberante solarità della svedese Carolina Kluft e la mutria arcigna di Eunice Barber. Gara in cui, come tradizionalmente accade in atletica, la filosofia del fair play viene generalmente esaltata. Di tale filosofia, si ebbe testimonianza illuminante proprio dalle nostre parti, in occasione dei Giochi di Roma. Ne furono protagonisti lo statunitense Rafer Johnson, più avanti negli anni uomo di fiducia della famiglia Kennedy e testimone impotente, a fianco del fratello minore di John Fitzgerald, dell'assassinio di Robert avvenuto nel giugno del '68, e Yang Chuan-Kwang, cinese di Taiwan iscritto all'università Ucla di Los Angeles. Atleti d'eguale prestanza,al termine delle due giornate romane l'americano ed il cinese giunsero praticamente appaiati, con soli 81 punti a favore di Johnson. Il dispendio d'energie fu nell'occasione di tale entità da suggerire all'americano l'abbandono dell'agonismo. Che avvenne puntualmente. E la lotta tra i due atleti - vissuta gara dopo gara sul filo dei secondi e dei centimetri, incerta fino alla prova conclusiva sui 1.500 metri e conclusa sul traguardo finale con Rafer e Yang stremati e l'uno di sostegno all'altro - di tale intensità, da indurre il pubblico dell'Olimpico all'invocazione «date la medaglia d'oro ad entrambi». L'ora dei 1500 metri è stasera fissata alle 19.45.

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