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Dall'Olimpico a Piazza della Liberta 6 km d'amore La gente: «il club è nostro, guai a chi lo tocca»

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Un fiume in piena, gonfio di passione che non è mai straripato: è stata una manifestazione di grande civiltà di ancor più grande amore verso i colori del cielo. Tutti i sostenitori biancocelesti si erano dati appuntamento davanti al piazzale della curva Nord alle 17.30. Un pulmino per fare da apripista al corteo ed un unico striscione: la Lazio è nostra, guai a chi ce la tocca! La marcia dei trentamila tifosi biancocelesti, organizzata in modo impeccabile dagli Irriducibili, è stata accompagnata dai soliti cori di incitamento e da slogan ostili indirizzati agli attuali azionisti (Ricucci e Ligresti) oltre che alle istituzioni (il sindaco Veltroni). Tanti volti noti, in mezzo alla gente comune per sfilare in nome di un solo ideale. C'era Felice Pulici, portiere del primo scudetto biancoceleste. Con lui Bob Lovati, da quasi mezzo secolo al servizio della prima squadra della capitale e unico testimone diretto dei dieci trionfi della storia laziale. Il corteo ha iniziato a muoversi lentamente verso le 17.45, dirigendosi verso lungotevere. Cori di scherno per un'unica bandiera giallorossa appesa alla finestra: un'occasione unica per ricordare che quest'anno a Roma ha vinto solo la Lazio. Poi Piazza Maresciallo Giardino, via Corridoni, e pian piano verso il cuore del quartiere Prati, culla di romanità e lazialità al tempo stesso. Sciarpe, stendardi e bandiere ondeggiavano creando un mare biancoceleste mentre la gente con passione ed orgoglio avanzava attirando l'attenzione di mezza città. Persone affacciate alle finestre, in lontananza una folla incalcolabile vogliosa di Lazio: giovani, vecchi, uomini e donne di mezz'età a cantare con orgoglio un unico amore chiamato Lazio. Bambini in carrozzina con palloncini biancocelesti al polso, adulti appena usciti dal lavoro pronti a seguire la carovana laziale che continuava a farsi largo per le strade della città. Persone in giacca e cravatta con la sciarpa al collo, operai fuori dalla propria bottega in attesa di veder sfilare la gente laziale. Con il passare dei minuti la marea umana saliva per raggiungere la sua massima portata a Piazza della Libertà. È stata l'ennesima manifestazione di grandezza di un'intera tifoseria, oggi più che mai schierata a difesa dei propri colori e dei propri ideali. Una dimostrazione di civiltà, ma allo stesso tempo un monito per tutti coloro che in queste ore stanno operando intorno al mondo Lazio: vietato giocare con i sentimenti dei tifosi. Passione, speranza, timori più o meno giustificati e soprattutto tante domande. Gli innamorati di Lazio hanno fretta di sapere quale sarà il futuro della propria squadra. Compatti, appassionati, civili ed innamorati di Lazio: i sostenitori biancocelesti hanno offerto ieri il loro miglior biglietto da visita. Di fronte ad una dimostrazione del genere non si può essere ancora indecisi. La forza d'urto del popolo laziale è stata visivamente devastante e numericamente al di sopra di ogni aspettativa. Ancora una volta il tifoso della Lazio ha preso posto in prima linea. Ora tocca agli altri. Altrimenti il 14 giugno si replicherà. Con la stessa passione. Con lo stesso orgoglio.

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