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Italia, cartellino giallo dall'Ue

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E si sa, alla doppia ammonizione arriva l'espulsione. La Ue si conferma arbitro irremovibile e ieri come annunciato - e in verità già avvertito con appelli pubblici rimasti inascoltati - ha avviato ufficialmente la doppia procedura contro il decreto salva-calcio, varato dal governo nel febbraio scorso. Il collegio dei commissari non ha neanche voluto discutere i dettagli o trovare motivi per un rinvio. Il via libera alla procedura è stato unanime: il primo dossier riguarda le eventuali violazioni delle norme sulla concorrenza e gli aiuti di Stato e porta la firma del commissario Mario Monti, il secondo - quello più delicato e difficile da contestare - è relativo alle eventuali violazioni delle norme sulla contabilità internazionale e porta la firma del commissario Frits Bolkestein. Adesso le grandi squadre che, adottando il decreto, si sono messe in contrasto con le norme Ue hanno un mese di tempo per sperare che il governo trovi adeguate soluzioni altrimenti - come sottolinea Monti - «nell'ipotesi si arrivi alla Corte e il provvedimento venga giudicato incompatibile con il diritto comunitario è possibile un'azione per danni da parte dei soggetti privati». Le società dunque potrebbero essere portate in tribunale dai loro stessi azionisti. Un bel problema per la Lazio e la Roma, ma anche il Milan, Inter e Parma rischiano di dover ricorrere ad un sostanzioso aumento di capitale se il decreto dovesse essere definitivamente bocciato. Monti è fin troppo chiaro: «Se il provvedimento permette alle società di avere giocatori a condizioni artificiosamente di vantaggio, questo le rafforza su un piano economico». Sull'uso del decreto da parte delle società la scelta dipenderà dalla valutazione del rischio che questa situazione determina. «Questo al momento è solo un cartellino giallo, dispiace però che malgrado gli avvertimenti pubblici - bacchetta ancora Monti - in Italia ci sia stata solo negli ultimi giorni e in modo un po' precipitoso una presa di coscienza». C'è comunque fiducia da parte del Governo che tutto si risolva. Per il vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini, una volta ricevuti i rilievi della Commissione «si avrà tempo per porre rimedio» (fra marzo e giugno infatti la commissione europea valuterà la difesa italiana). Niente catastrofismi neanche dal sottosegretario con delega allo sport, Mario Pescante, «ma non basta solo parlarne perché la Ue vuole vedere fatti e non si può spalmare ad libitum». Come dire... ridimensionarsi prima che si troppo tardi. I guai però non arrivano mai da soli. Il calcio italiano, distratto e un po' arruffone, è ormai preso di mira dalla Ue che adesso vuole vederci chiaro anche sulla piattaforma «Gioco Calcio». A due giorni dalla convocazione in Lega delle cinque società ribelli di serie A (Ancona, Brescia, Chievo, Empoli e Perugia) che minacciano lo sciopero per il 22 novembre lamentando la mancata inadempienza degli accordi sui diritti tv raggiunti in Lega a fine agosto, Monti ha chiesto all'autorità per le comunicazioni una verifica del rispetto da parte di Sky Tv delle condizioni imposte da Bruxelles per dare il via libera alla fusione Stream-Telepiù. Ci si interroga sulla solidità azionaria della piattaforma, il cui capitale sociale (deliberato in 30 milioni) versato è solo per poco più di 2 milioni.

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