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di LUCA COLANTONI IL DERBY lo decide Mancini: quello della Roma.

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E che soddisfazione per questo ragazzo giunto nella capitale come una promessa, correre sotto una Curva Sud in festa con una bella standing ovation tutta per lui. «Sono veramente contento, questi sono i gol che si sognano quando sei piccolo e giochi sulla spiaggia. Ma soprattutto sono un bel regalo per chi lavora sempre con impegno. I miei compagni mi hanno sempre parlato di un pubblico eccezionale, lo spettacolo della Curva è proprio emozionante». D'obbligo, in questi casi, una dedica. «Ringrazio prima Dio e la famiglia, poi la società ed i tifosi». Accolto in sala stampa con un grosso applauso, Mancini è veramente il ritratto della felicità. «Mi aspettavo di iniziare bene perché credo nelle mie potenzialità. Ora voglio continuare così anche per conquistare un posto in nazionale». Un gol di rara bellezza, come se ne vedono pochi, anzi l'ultimo ad averne segnato uno di tacco proprio in un derby è stato l'attuale allenatore della Lazio che, guarda caso è omonimo del brasiliano. «Vuol dire che tutti i Mancini sono bravi». È sembrato quasi uno schema: calcio piazzato e rete sotto misura. «Ho parlato con Cassano e gli ho detto di guardarmi vicino al primo palo. È andata bene». Eccome, stadio in visibilio per una magia che ha infiammato il Derby. «Mi sono fatto spiegare da Emerson cosa significa questa partita ed ogni volta che ho incontrato i tifosi mi hanno sempre detto qualcosa. Mi hanno anche chiesto di segnare. Questa è la differenza con il Brasile. In Italia, e soprattutto a Roma, se ne parla tanti giorni prima, nel mio paese si sente solo nella settimana della vigilia». Poi, si passa all'analisi della gara. «Bella partita, abbiamo giocato con voglia e grinta. Il derby è sempre una gara tesa e dura, a volte cattiva, ma sono partite dove il cuore prende il posto della tecnica. Comunque siamo scesi in campo per vincere, era importante arrivare al secondo posto e ci siamo riusciti. Giocare da attaccante? Mi piace». E la gente romanista, di colpo, ha dimenticato le gesta di Cafu. «Marcos ha fatto la storia alla Roma e mondiale: la storia non si dimentica». Il tono di voce è sempre pacato. Giovane ed umile, il massimo. «Io sono così, sono un ragazzo tranquillo. Scarico l'adrenalina in campo». Intanto oggi pomeriggio alle sedici, a Trigoria, è prevista l'Assemblea dei Soci Azionisti della Roma che sono chiamati ad approvare il famoso piano di risanamento della società che vede come punto principale (tra i cinque proposti), l'attuazione della spalmatura degli ingaggi dei giocatori.

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