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di RINO TOMMASI DOPO aver resistito (almeno si spera) all'attacco dei TAR, il calcio deve difendersi dalle banche.

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Senza voler entrare nel merito del problema e stabilire chi siano stati i truffatori o i truffati, mi viene spontanea questa riflessione. Se è inevitabile e necessario che gran parte dell'attività imprenditoriale sia sostenuta dalle banche, credo che a quella sportiva sia riconosciuta una specificità del tutto particolare. Volendo fare degli esempi credo che Silvio Berlusconi non sarebbe mai riuscito a creare prima Milano 2 e poi Canale 5 senza l'aiuto delle banche. Allo stesso modo Franco Sensi non avrebbe mai potuto costruire strade, alberghi ed un solido impero finanziario se fosse stato costretto ad operare con la sola cassa di famiglia. Ugualmente gli Agnelli avranno avuto bisogno delle banche, dello Stato, di Gheddafi e dei dollari degli americani per tenere in piedi la Fiat, ma il Milan, la Roma e la Juventus, che rappresentano l'aspetto ludico delle tre famiglie, dovrebbero esser tenuti fuori dai tradizionali meccanismi finanziarie delle comuni attività imprenditoriali. In altre parole la proprietà o la gestione di un club di calcio dovrebbero essere consentiti a chi può permetterselo, tanto meglio per lui se riuscirà a farlo senza mettere a rischio le proprie fortune personali e soprattutto le sue altre attività commerciali. Ovviamente il discorso vale anche per l'Inter di Moratti, per il Perugia di Gaucci, per il Venezia-Palermo di Zamparini, per il Como-Genoa-Modena di Preziosi e così via. Il calcio ha già sofferto la vicenda Fiorentina-Cecchi Gori mentre la Lazio si è salvata a stento dai problemi di Cagnotti. Quanto sia artificiale la finanza del nostro calcio è dimostrato non solo dall'ultima vicenda delle fideiussioni fasulle della SBC, ma dai 50 milioni di debiti che le società hanno contratto con l'Enpals, dalla montagna di fideiussioni (sane e fasulle) esibite per le iscrizioni ai vari campionati, e dai debiti di vario tipo che i club hanno nei confronti di fornitori, dipendenti, comuni (chi paga regolarmente gli affitti degli stadi?) ecc. Ed ancora quante sono le società che pagano puntualmente gli stipendi ai propri calciatori alla fine di ogni mese? Lo sport in genere ed il calcio in particolare hanno bisogno di certezze. E' inaccettabile che il risultato di una partita giocata in aprile non sia stato ancora definito a luglio ed è ugualmente scandaloso che il 10 agosto non si sappia ancora in quale campionato giocheranno il Catania, l'Aquila, il Paternò per non parlare della Roma, del Napoli, del Cosenza, della Spal e dell'Atalanta. Ma è ancora più necessario che il calcio si dia un assetto amministrativo più semplice e più limpido. Giochi chi se lo può permettere. Se la Federcalcio ha dovuto mettere in piedi un organismo come la Covisoc per controllare i conti dei vari club con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti vuol dire che il sistema non funziona. Non solo ma l'impressione è che non abbia mai funzionato contribuendo ad ingigantire quel castello di piccoli e grandi imbrogli che rischia di travolgere tutta la nostra organizzazione calcistica. Sarà impossibile mettere ordine dall'oggi al domani ma un traguardo deve essere determinato nelle regole e nei tempi. Si stabilisca che i giocatori, i dipendenti, gli affitti siano pagati alla scadenza, che le iscrizioni siano onorate con denaro contante e non con pezzi di carta di dubbia regolarità. Dopo di che si cominci a giocare.

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