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Gemelle Kessler, il ricordo di Mara Venier: "Le volevo in studio, ma una delle due si era ammalata"

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Foto:  La Presse

Marco Zonetti
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«Era come se me lo sentissi» ci rivela Mara Venier, sgomenta dopo la notizia della morte di Alice ed Ellen Kessler. «Avevo manifestato la volontà di riaverle a Domenica In e qualche settimana fa le avevo chiamate, ma mi era stato risposto che una delle due non si sentiva bene. Mai però avrei immaginato questo esito tragico.» Mara era estremamente affezionata alle due gemelle tedesche,che aveva prima imparato ad apprezzare – da bambina – come spettatrice dei loro storici programmi Rai, Giardino d'inverno e Studio Uno in primis, e poi come loro amica affezionata.

V'incontravate spesso?
«Ci vedevamo ogni volta che Alice ed Ellen erano a Roma. Erano innamoratissime della Capitale, e si divertivano a scoprire nuovi locali in cui cenare a base di amatriciana o di gricia. La mattina successiva mi telefonavano e mi dicevano con il loro adorabile accento tedesco: "Dobbiamo assolutamente portarti in quel ristorantino!". Erano più romane di un romano. Un vulcano di simpatia».

Lavostra era un'amicizia profonda e sincera...
«Sì, il nostro era un rapporto di stima professionale e di intenso affetto personale. Alice ed Ellen erano note in tutto il mondo, si erano esibite sui palcoscenici internazionali più prestigiosi, frequentavano il fior fiore della società e del mondo dello spettacolo e della cultura, erano di casa a Positano da Franco Zeffirelli, eppure erano sempre alla mano, umili, sorridenti e disponibili. Non se la sono mai tirata, per dirla in parole semplici, ed erano dotate di una fortissima autoironia che le rendeva irresistibili. Erano delle serie professioniste, precise come un orologio in tutto ciò che facevano, eppure non si prendevano mai troppo sul serio. Erano un'ispirazione per me, un modello a cui rifarmi.Mi mancheranno moltissimo».

In tutte le loro ospitate a Domenica In si percepisce una grande complicità fra di voi...

«Fosse stato per me le avrei avute ogni domenica in trasmissione. Da anni abitavano lontano, a Gruenwald vicino a Monaco, ma facevo di tutto per averle ospiti perché il pubblico italiano le amava ancora come ai tempi del Da-da-um-pa e l'ascolto s'impennava sempre.
Il loro successo non si era mai esaurito e il loro ricordo resterà sempre vivo nel nostro Paese».

Cosa ne pensa del fatto che abbiano scelto di « morire assieme?

«Quello tra Alice ed Ellen era il classico rapporto esclusivo tra gemelli omozigoti. Avevano vissuto in simbiosi per tutta la vita, pur senza trascurare gli amori, come per esempio il lungo legame di Ellen con Umberto Orsini. Dopo aver vissuto assieme per tutta l'esistenza, l'idea di rimanere sole per la scomparsa di una delle due doveva essere insopportabile, tant'è che avevano deciso da tempo che se ne sarebbero andate lo stesso giorno. Come ho già detto, una di loro stava male, forse senza possibilità di guarigione. Il che deve averle convinte ad agire drasticamente e senza appello».

Come giudica questa decisione drastica e controversa?

«La tematica è delicata e nessuno di noi ha ben chiaro cosa significhi trovarsi di fronte a una prospettiva di sofferenza prolungata e irrimediabile. Quindi non giudico la scelta di Alice ed Ellen. Al momento attuale non posso dire di condividerla, ma la rispetto.» Lei è una grande donna di televisione. Cos'hanno rappresentato a suo parere le gemelle Kessler per la nostra Tv? «Ho in mente quel bellissimo numero di Milleluci in cui Alice ed Ellen, Mina e Raffaella cantano e ballano raccontando qual è la caratteristicache di loro piace al pubblico maschile. Un'esibizione a quattro degna di uno spettacolo di Broadway, tanto è impeccabile e perfetta. Ecco, le Kessler hanno rappresentato quella televisione. La televisione dei grandi autori, dei grandi registi, dei grandi scenografi, dei grandi coreografi. E dei grandi talenti, come quelle quattro meravigliose donne protagoniste di quello sfoggio di bravura. Tutt'e quattro hanno rappresentato la bella televisione, come quella di Milleluci e di Antonello Falqui. Un'oasi di ricchezza culturale della quale si sente sempre più nostalgia».

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