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Giorgio Armani, lo stilista di tutte le grandi star del cinema: il rapporto speciale con i film

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Carmen Guadalaxara
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«La vita è un film e i miei capi di abbigliamento sono i costumi». Giorgio Armani ha sempre avuto con il cinema un rapporto speciale. Una passione nata dai tempi in cui era un bambino, quando, come lo stesso stilista ha ricordato in più di un’intervista «andavamo al cinema la domenica – era un momento di gioia, fantasia e totale evasione. Il primo film che ricordo di aver visto è La corona di ferro di Alessandro Blasetti del 1941. Appartengo alla generazione per la quale il cinema era l’unica forma di intrattenimento, assoluta e sorprendente. Per noi ragazzini cresciuti in un’Italia infinitamente più povera di quella di oggi, rappresentava una meravigliosa fuga dalla realtà, la possibilità della fantasia concretizzata. Era un tipo di evasione diverso dalla letteratura, così come dal teatro, che pure tanto mi affascinava». Re Giorgio Armani con oltre 200 film all’attivo ha avuto un profondo legame con la settima arte ed è senza dubbio una storia che parla di stile, glamour e statuette dorate. È un’alleanza che ha attraversato i decenni, ha lasciato un’impronta indelebile su Hollywood, sull’immaginario collettivo dello star system e… sui casting.

Come tutto ha avuto inizio? Ovviamente con un completo da uomo e un sex symbol anni ‘80. Tutto incominciò a pochi anni dal lancio della sua casa. Era il 1980 e “American Gigolò” di Paul Schrader arrivava nelle sale, con un genere thriller sensuale che non solo consacrò Richard Gere (allora quasi sconosciuto), ma segnò anche il debutto di Armani nel cinema. Il suo contributo non si limitò a vestire il protagonista ma si spinse oltre, plasmando l’immagine dell’uomo moderno e sdoganando una nuova idea di mascolinità, più rilassata ma estremamente fascinosa. «La sequenza quasi feticistica nella quale Richard-Julian Kay sceglie cosa indossare in un armadio pieno di mie creazioni fu più penetrante ed efficace di una serie di spot», ha spiegato il designer in passato. Dopo il successo di American Gigolò, Armani si è trasformato di fatto nel costumista prediletto per i grandi film. Ha firmato i look di pellicole leggendarie come “Gli Intoccabili”, in cui vestì Kevin Costner e Robert De Niro, conferendo un’aura di classe implacabile alla criminalità organizzata e agli agenti federali. Negli anni ’90 e 2000, il legame con la macchina da presa si rafforzò. Vestì Jodie Foster in “Il Silenzio degli innocenti”, contribuendo a definire il look austero dell’agente Clarice Starling. In “The Dark Knight” creò invece i raffinati abiti su misura per il Bruce Wayne di Christian Bale, conferendogli così una chicness tagliente e contemporanea. La lista dei film di cui contribuì a costruire l’immaginario estetico, come vi abbiamo anticipato, è davvero lunghissima, quasi da risultare impossibile citare tutti i titoli in un solo articolo senza che questo sfori il numero di battute. “Il colore della notte” con Bruce Willis, “La sfida” con Al Pacino, “Casinò” di Martin Scorsese con Robert De Niro, “The specialist” con Sylvester Stallone, “Red dragon” e “Hannibal” con Anthony Hopkins, “The Wolf of Wall Street” con Leonardo DiCaprio, “Minority report” e “Mission: Impossible – Fallout con Tom Cruise”, “The departed” con Matt Damon e Jack Nicholson, “La guardia del corpo” con Kevin Costner e “Whitney Houston”, “Bastardi senza gloria” con Brad Pitt.

Ma basta pensare però che Giorgio Armani abbia vestito il cinema solo con personaggi maschili è chiaramente un errore. La prima vera apparizione su un red carpet avvenne del 1978 quando Diane Keaton salì sul palco degli Oscar ricevendo il premio come miglior attrice protagonista in Io e Annie.. Armani vanta un’amicizia e un sodalizio speciale con l’attrice Premio Oscar Cate Blanchett, sua musa e donna di riferimento, ma non è la sola; il 3 aprile del 1978 Diane Keaton salì sul palco degli Oscar per ritirare il premio come Miglior Attrice Protagonista per “Io e Annie”, film del 1977 con la regia di Woody Allen, e lo fece indossando una gonna plissettata modello longuette e una camicia bianca, il tutto completato da una giacca nella tonalità grigio-beige, meglio conosciuta come “greige”. Fu ovviamente un successo senza precedenti. Nel 1990 una giovanissima Julia Roberts ricevette il Golden Globe come Miglior Attrice Non Protagonista in “Fiori d’Acciaio”, e presenziò sul red carpet in un completo grigio Armani, emblema del minimalismo cromatico dello stilista. A completare l’ensemble sovradimensionato vi erano poi una cravatta e la lunga chioma riccia. Un look che è passato alla storia. Non dimentichiamo il sodalizio con Sophia Loren. Nel 1993 Loren si avvicina a Giorgio Armani e inizia una fitta collaborazione che sfocia in una grande amicizia. Coetanei, si sono incontrati la prima volta negli anni 70 quando lo stilista lavorava da Nino Cerruti. Sarà negli anni 90 che intensificheranno la relazione: gli abiti di re Giorgio saranno i preferiti della diva per première e film e non mancherà di presenziare alle sfilate del suo beniamino. Il resto è una lunga storia d’amore. Ogni apparizione di un attore e di una attrice è un momento di assoluta eleganza che rimarrà nella storia.

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