Rai, conduzioni vietate a Ranucci, Infante, Giorgino e Maggioni
Nell'ultimo consiglio di amministrazione della Rai, Antonio Marano, presidente facente funzione della tv pubblica, ha sollevato diverse questioni di rilievo, destando un certo rumore a Viale Mazzini. Già deputato della Lega e sottosegretario al ministero delle Poste e delle Telecomunicazioni nel primo Governo presieduto da Silvio Berlusconi, ex direttore di Rai2 e vicedirettore generale della Rai, presidente di Rai Pubblicità dal 2016 al dicembre 2020, Marano, che al momento attuale è anche consulente della Fondazione Milano-Cortina, conosce a menadito l'azienda pubblica radiotelevisiva e le sue parole non possono che avere un peso significativo. E il consigliere di amministrazione in quota Carroccio ha riesumato una delibera del 2003 che impedisce a direttori e vicedirettori di testata e di genere la conduzione di programmi tv e che limita le loro possibilità di mandare avanti troppe attività parallele agli incarichi Rai. La norma, tuttavia, non fu mai applicata; tanto che, nel 2013, Gigi Marzullo poté essere nominato Capostruttura Notte dall'allora dg Luigi Gubitosi, diventando di fatto capo di se stesso e dei suoi programmi notturni su Rai1. E un altro caso eclatante fu quello del compianto Franco Di Mare, che in qualità di direttore di Rai3 aveva finito per condurre anche il programma Frontiere sulla stessa rete.
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Tornando al presente, se il regolamento rievocato da Marano, al momento non in vigore, dovesse venire applicato metterebbe oggi in difficoltà alcuni volti molto noti. Francesco Giorgino, direttore del centro studi Rai e conduttore della trasmissione XXI secolo in seconda serata su Rai1; Monica Maggioni, conduttrice di In mezz'ora su Rai3 ma anche direttrice dell'Offerta Informativa Rai; Alberto Matano, al timone del programma pomeridiano La vita in diretta su Rai1, e al tempo stesso vicedirettore dell'intrattenimento Day Time; Milo Infante, alle redini del programma di cronaca Ore14 su Rai2 e anche vicedirettore degli Approfondimenti Rai. Ma, soprattutto, il direttore vicario degli Approfondimenti e nemico pubblico numero uno dei palazzi del potere: Sigfrido Ranucci, deus ex machina e conduttore della trasmissione d'inchiesta Report, in onda su Rai3.
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Subito ribattezzata la «norma anti-Ranucci», la proposta di Marano sarà discussa in data futura ma è già divenuta politica con le lodi dei parlamentari leghisti in Vigilanza Ingrid Bisa, Stefano Candiani, Elena Maccanti, Clotilde Minasi, Elena Murelli, capeggiati dal senatore Giorgio Maria Bergesio, organizzatore qualche giorno fa di un'importante e partecipata conferenza sul centenario di Giovanni Giolitti. «Bene ha fatto il presidente del CdA Rai Antonio Marano a sollevare una serie di tematiche complesse e articolate che vanno affrontate con la massima rapidità» hanno sottolineato i commissari leghisti in Vigilanza. «A partire dalla presenza in video di figure di responsabilità: chi ricopre questi incarichi non deve svolgere contemporaneamente attività in video». La Lega è molto attiva anche sulla partita del canone. Il Carroccio ha depositato un emendamento al decreto legge fiscale collegato alla manovra per confermare il taglio del canone della tv pubblica da 90 a 70 euro come previsto dalla scorsa legge di bilancio.