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Sanremo 2023, "Costretti a ritirarci". Il racconto choc de I Cugini di Campagna

Valentina Bertoli
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Il Festival di Sanremo edizione 2023 è alle porte e sale la febbre da canto ai seguaci più fedeli. Tra rivelazioni e siparietti, i protagonisti della gara canora per eccellenza conquistano spazio sui media e sui quotidiani. A scuotere dal torpore dell’attesa sono I Cugini di Campagna, che per la prima volta calcheranno il palcoscenico del teatro Ariston. Un aneddoto che risale al 1998 cattura l’attenzione dei curiosi: “Il testo era stato scritto dal Papa, ma fummo costretti a ritirarci”. Il racconto è clamoroso e del tutto inedito.

Se il tempo guarisce le ferite più profonde, il Festival di Sanremo può essere la medicina per i risentimenti dei Cugini di Campagna. Dal 7 all’11 febbraio la città ligure di Sanremo diventerà la culla della canzone italiana. Ventotto artisti in gara e cinque serate sorprendenti. Il direttore artistico Amadeus ha già annunciato i nomi degli ospiti e delle co-conduttrici. Per i bookmakers Marco Mengoni supera Ultimo e diventa il favorito, ma le carte saranno tutte da giocare. Nel frattempo, i concorrenti si raccontano e cercano uno spazietto sotto i riflettori.

Intervistati dal settimanale “Oggi”, i Cugini di Campagna, gruppo pop, hanno ammesso di aver subito uno sgarbo in passato: “Volevamo partecipare con un pezzo il cui testo era stato scritto dal Papa, ma i dirigenti all’epoca ci chiesero di ritirare la domanda. Le altre case discografiche erano infuriate e quindi si fece un passo indietro”.

Saranno a Sanremo dopo più di cinquanta anni di carriera e promettono anche di rinunciare al falsetto, loro tratto distintivo. Lontani dal voler essere accolti come un mausoleo della musica, i Cugini di Campagna hanno chiesto a La rappresentante di Lista di creare un pezzo giovanile e fuori dal tempo. Il brano si intitola “Lettera 22”. Il gruppo ha spiegato che il riferimento è alla ventiduesima lettera dell’alfabeto, che non esiste: “La Olivetti negli anni Cinquanta inventò una macchina per scrivere che si chiamava così. I testi scritti dai giovani sono più criptici”. Sarà la volta buona ? 

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