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Morte Raffaella Carrà, parla l'ex press agent Angelo Perrone: "Non avrebbe voluto mai questo clamore"

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Raffaella Carrà non avrebbe voluto questo clamore intorno alla sua morte e, soprattutto, avrebbe detestato le passerelle mediatiche di colleghi che non la conoscevano davvero. Parola di Angelo Perrone, press agent e grande amico dell'artista, che le fece anche da ufficio stampa. “La conoscevo dal 1984 – racconta a LaPresse -, quando ero un giovane giornalista e collaboravo con una rivista musicale. Le feci un'intervista, lei ne rimase entusiasta e ne nacque una collaborazione professionale e soprattutto una amicizia”.

Perrone è infastidito da quel che sta accadendo: “Da 2 giorni vedo e sento cose inesatte sul suo conto. Parlano persone che l'hanno conosciuta lontanamente o che non l'hanno conosciuta proprio. Non le farebbe piacere. E poi sento falsità. Come chi dice, come Giancarlo Magalli, che accettò "Pronto, Raffaella?" perché era in un momento di affanno della sua carriera: ma se veniva dal successo di Fantastico 3! E poi quello viene sempre ricordato come 'il programma dei fagioli', ma per lei segnò il passaggio dal sabato sera al mezzogiorno e la sua nuova veste di intervistatrice con ospiti importanti come Pertini e Madre Teresa di Calcutta. Credo le avrebbe fatto più piacere che lo citassero per questo”.

Poi, una stoccata a Pippo Baudo: “Dice che il suo rammarico è non aver lavorato con lei, ma lei non lo avrebbe mai voluto per rispetto per Corrado. Non avrebbe mai lavorato con lui. Ricordo che prima del Sanremo del 2001 Baudo scrisse una lettera sul Corriere dandole i 10 comandamenti per condurre il Festival. Lei si dispiacque, ma non replicò. Era il suo modo”.

Quel che più infastidisce Perrone è “il pellegrinaggio degli ospiti di trasmissioni parlano a vanvera per farsi vedere, lei avrebbe detestato queste celebrazioni. Non le piaceva questo ambiente. Anche quando la invitavano, per esempio a 'I migliori anni', lei mi diceva: 'Ma che ci vado a fare? Mica sono morta”. Secondo il press agent i veri amici di Raffaella sono quelli che non si sono visti, come Antonello Venditti e Renato Zero. “Ho apprezzato – aggiunge – il silenzio di Mina e Loretta Goggi”. Mentre gli hanno fatto piacere i ricordi di Vincenzo Mollica, Cristiano Malgioglio, Renzo Arbore e Roberto Alessi.

I tre giorni di celebrazione con corteo funebre, camera ardente e funerali, decisi da Sergio Iapino, nonostante tutto secondo Perrone sono giusti: “E' un atto dovuto per il suo pubblico. Nonostante lei non amasse mettersi in mostra. Anzi, quando io fui operato l'anno scorso lei stava già male, ma si preoccupò per me. Non diede a vedere come stava. Se ne è andata in silenzio”. Oltre a queste celebrazioni, quale sarebbe il modo giusto per ricordarla? “Io mi aspetto che il direttore di Rai1 Stefano Coletta, che è sensibile e intelligente, dopo aver mandato in onda delle belle repliche ora si inventi una prima serata dedicata a lei. Poi, sempre da parte della Rai, mi piacerebbe le intitolassero la sede di via Teulada, è un'idea che abbiamo avuto insieme io e Cristiano Malgioglio. Un suo grande rammarico era non avere mai ricevuto un'onorificenza dall'Italia, per esempio come Cavaliere del lavoro dopo anni e anni di carriera. Lei si dispiaceva, ma non ha mai detto nulla”.

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