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«A viso aperto», la storia dei veri eroi del covid

Nella proiezione sponsorizzata da II Tempo immagini e testimonianze esclusive

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«Non chiamateli eroi, a loro non piace», questa frase riecheggia nel bellissimo docu-film di Ambrogio Crespi: «A viso aperto», l’unico reportage girato durante il lockdown nei mesi tra marzo e aprile 2020 dentro gli ospedali covid. La pellicola è stata già presentata a Crema, Cremona, Bergamo, Torino, Milano generando molta emozione e una fortissima attenzione mediatica in particolare a Crema, Cremona e Bergamo. Questa stessa esperienza si ripete ora a Roma, oggi, 22 ottobre, con una proiezione del film al Cinema The Space Moderno, ore 20,30, ingresso gratuito fino ad esaurimento posti, per info e prenotazioni [email protected] tel. 392 5143020 oppure 331 3466706. L’evento è sponsorizzato da Il Tempo.

In un’ora e venti minuti il regista racconta le vicende di direttori sanitari, militari, artisti, semplici cittadini che, improvvisamente, hanno ingaggiato un corpo a corpo con l’epidemia più subdola e feroce degli ultimi anni. Il film è stato girato nelle città di Bergamo, Brescia, Milano, Torino, Crema, Cremona e, tra interviste e immagini esclusive, i protagonisti raccontano ciò che hanno vissuto in quei terribili mesi.

Ambrogio Crespi riprende, con una serie di testimonianze raccolte a caldo, l’attimo in cui l’Italia viene investita dal virus e reagisce. Un grande merito del documentario è fissare le immagini di strutture sanitarie nate a tempo di record, quando era necessario accogliere un numero inimmaginabile di pazienti. Strutture che, passato il momento del bisogno, hanno perso la loro ragione di essere e hanno cessato di esistere.

Anche per questo il docu-film di Crespi, che sarà proiettato oggi a The Space Moderno, assume un’importanza speciale: perché quegli attimi di storia si sono irrimediabilmente persi tra strutture ormai smantellate, ospedali da campo smontati e riposti nei magazzini, tecnici e medici che, dopo uno sforzo immane, sono tornati a un ritmo di vita normale.

Potentissimo il racconto di Marco Trivelli, direttore generale degli Spedali Civili di Brescia, che descrive la «violenza cieca» di una malattia che ha portato nel centro da lui diretto un giorno «cinque malati, che il giorno dopo sono diventati 25, poi cento e una settimana dopo quattrocento e poi settecento».

Filo conduttore del racconto è la storia di un paziente covid che, alla fine, riesce uscire dal tunnel e a tornare ad abbracciare la famiglia. Ma ci sono anche le parole commosse di parenti di chi non ce l’ha fatta. Per ricordare che questa è la storia degli eroi del covid, ma non è una storia a lieto fine. Questa, come racconta il film, è la storia di una guerra che ha lasciato una montagna di macerie invisibili.

Una storia di eroi che non vogliono essere chiamati così, ma che hanno dimostrato il valore e la forza della Nazione che per prima e con furia tremenda è stata colpita dal covid 19. Ora che il virus torna a incidere nelle nostre vite è necessario non dimenticare e fare tesoro di quella terribile esperienza per reagire con determinazione, traendo insegnamento da tutto quello che è accaduto nei primi mesi di questo folle 2020.

Ambrogio Crespi ha firmato un docu-film di altissimo valore umano e civile che dovrà essere mostrato, ancora negli anni a seguire, in tv e nelle scuole. Per non dimenticare.

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